Degli ultimi avvenimenti che hanno scombussolato Frontex hanno parlato sabato 30 aprile molti organi di informazione, tra questi il CdT con il titolo «Terremoto al vertice dell’Agenzia Frontex». Le dimissioni del direttore esecutivo Fabrice Leggeri, indagato dall’Ufficio europeo per la lotta antifrode, e anche le sue dichiarazioni, sollevano nuovi dubbi sul funzionamento della già molto discussa agenzia europea. Ricordo che un pool di giornalisti ha concluso che tra marzo 2020 e settembre 2021 Frontex è stata coinvolta nel respingimento di almeno 957 richiedenti asilo dalla Grecia alla Turchia e che da anni le ONG impegnate nell’aiuto ai profughi criticano severamente l’agire dell’agenzia. «Le persone in cerca di sicurezza dovrebbero essere protette e non rimandate in paesi in cui affrontano torture e violazioni. Questo è ciò che fa Frontex», ha scritto Medici senza Frontiere.

Svizzere e svizzeri saranno chiamati a decidere, il 15 maggio, se rafforzare la partecipazione della Confederazione all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, portando il contributo annuale da 14 a 61 milioni di franchi (Frontex è già l’agenzia europea più finanziata, con 758 milioni di Euro nel 2022). Chi va a votare, dovrebbe anche sapere che l’Unione Europea sta negoziando con il Senegal per dispiegare laggiù l’apparato di Frontex. Ne parla la rivista dei missionari comboniani «Nigrizia» nel suo ultimo numero (aprile 2022). Nell’articolo di «Nigrizia», redatto da Gianni Ballarini, si legge che «Il piano – non ancora approvato da Dakar, anche se il governo ha dato luce verde per il confronto sulle questioni tecniche – prevede l’intervento attivo per il pattugliamento della cosiddetta rotta Atlantica, dei posti di confine con la Mauritania. (…) Un modello di accordo che Frontex vorrebbe estendere in futuro anche alla Mauritania. Paese, quest’ultimo, che da tempo è considerato il laboratorio dell’esternalizzazione dei confini. È in vigore già dal 2006, ad esempio, una collaborazione con la Spagna che ha portato alla costruzione di un centro di detenzione divenuto famoso con il nome di Guantanamito, in riferimento alle violenze e all’assenza di diritto note nell’omonimo centro di detenzione americano sul territorio cubano». Secondo l’Euro-Med Human rights monitor, «l’UE sta proponendo di inviare guardie e droni di Frontex in Senegal mascherandola come “cooperazione”, invece di inquadrarla per quella che è: una nuova e più stretta strategia per il contenimento delle migrazioni, il rimpatrio forzato e l’esternalizzazione delle frontiere basato su uno squilibrio di potere e sul blocco dei diritti dei migranti e dei richiedenti asilo».

«Da anni l’Agenzia – conclude Ballarini – è accusata di violenze o di aver chiuso gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani. È lungimirante lasciarle campo libero anche in Senegal?». E noi, alla vigilia del voto, dovremmo pure chiederci: è lungimirante che la Svizzera avalli e finanzi ulteriormente le pratiche discutibili di questa agenzia?

 

Danilo Baratti, membro del Comitato cantonale dei Verdi