Perché mi sono candidato?
Membro del gruppo operativo, momò che si giostra tra il Ticino ed il nord delle alpi.
Ma anche una persona che lavora in un campo complicato: perseguimento di gravi reati fiscali.
Non sembra esattamente il profilo tipico “del verde”. Come è giunto a questa militanza?
La sostenibilità, la solidarietà e l’equità sono i valori dei Verdi in cui si riconoscono persone di diversa estrazione sociale. Penso che ci si debba occupare dei meno fortunati, ma che il liberalismo non sia l’origine di tutti i mali. Sono giunto a questa militanza, relativamente tardi, osservando i comportamenti dei miei figli (24 e 26 anni), i quali hanno sviluppato forti preoccupazioni per le tematiche ambientali e adottato comportamenti virtuosi. Sono stato contagiato.
Piffaretti, quando pensiamo ai Verdi ci viene in mente una costola junior del PS che va in giro in biciletta o con i pattini a rotelle per la città a chiedere di consumare meno plastica, additando i mali di questo mondo principalmente alle politiche di Henry Kissinger. Può sconfessarci? La vostra visione per il futuro è differente?
Il modello economico deve contemplare la centralità dell’ecologia, questa deve essere la visione. Puntiamo sulla formazione, diventiamo pionieri nelle questioni energetiche, investiamo nelle nostre aziende e nella ristrutturazione degli immobili, tuteliamo il nostro territorio. Non dimentichiamo chi da decenni opera in Ticino, chiediamo a gran voce l’”accesso al mercato”, affinché chi è attivo in campo finanziario possa operare anche in Italia. Sono tempi molto competitivi. Occorre cambiare paradigma e una parte dei nostri valori.
Tornando alla Sua domanda posseggo diverse biciclette e questa formazione politica mi ha insegnato tanto!
Ricordiamo in tempi recenti l’elezione di Nancy Lunghi (a scapito dell’allora PPD) in Municipio a Locarno, gli scioperi per il clima da parte degli studenti ( qui ad essere sinceri siamo convinti che il motivo dello sciopero non fosse il clima), qualche ingorgo causato dai ciclisti ed in generale una crescita della militanza extraparlamentare. Un’onda verde. Poi qualcosa è andato storto: qualcosa come l’Ucraina. Ed eccoci con una crisi energetica che sembra aver fatto affondare il sogno della società a zero emissioni, con tanto di ritorno del nucleare. Lo tsunami verde si è infranto sullo scoglio?
La crisi energetica attuale mostra semmai quanto sia urgente sviluppare le rinnovabili per diminuire la dipendenza dalle energie fossili.
Per molte aziende l’ecologia è divenuta un fattore competitivo determinante, esse sono spesso valutate sulla base dei criteri ESG (quindi dei fattori ambientali, sociali e di governance). I privati sono invece spinti, da varie contingenze, ad adottare comportamenti più ecologici. Lo tsunami verde è vivo più che mai, soprattutto nei giovani ma non solo; ritengo che il fattore ecologico debba essere considerato da qualsiasi forza politica, difatti colorarsi di verde è divenuto moda. Ma oggi non si tratta di seguire le mode, bensì di salvare la biodiversità del nostro pianeta. Era sufficiente osservare la vegetazione questa estate nel Mendrisiotto, per rendersi conto che il tempo è scaduto, gli effetti dei nostri comportamenti li viviamo oramai sulla nostra pelle; senza dimenticare che le persone più colpite dal cambiamento climatico non posseggono i mezzi per difendersi e non hanno voce.
Abbiamo domandato nell’intervista agli ecoattivisti se la politica fa abbastanza per il clima. A lei invece vorrei fare la seguente domanda: come si può spingere l’ecologia senza “ammazzare” quei ticinesi che già adesso fanno veramente fatica ad arrivare a fine mese?
Le persone più facoltose sono quelle che possiedono l’impronta ecologica peggiore, loro dispongono dei i mezzi per ridurla; se non agiamo immediatamente dovremo sostenere in futuro costi elevatissimi.
Da questo punto di vista il liberalismo non è sufficiente. Occorre da un lato proteggere le persone che fanno fatica e dall’altro lato favorire le nuove tecnologie e i comportamenti virtuosi. E’ un compito arduo, per questo non apprezzo il politico che tende a trasformare l’avversario politico in un nemico. E’ necessaria concertazione, concordanza, saper raggiungere dei compromessi.
In aggiunta, per ogni scelta occorrerebbe valutare la componente ecologica, piuttosto che decidere in base all’orientamento politico.
Abbiamo brevemente citato la sua esperienza in merito alla repressione dei reati fiscali. Qual è la sua visione sulla fiscalità ticinese? Crede che il ticinese paghi il giusto in rapporto ai servizi offerti dallo Stato? È possibile immaginare un Ticino “parco giochi” dei benestanti Svizzeri, magari con una fiscalità agevolata?
Per quanto riguarda il livello della tassazione, le aziende attive in Ticino saranno, a partire dal 2025, nella media Svizzera. Globalisti, persone con redditi bassi e medi sono tassati sulla base di aliquote moderate. Per i contribuenti con redditi elevati siamo poco competitivi, ma le persone facoltose possiedono gli strumenti per diminuire la loro base imponibile, in aggiunta sarebbe riduttivo e irrispettoso pensare che una persona benestante decida dove istallarsi sulla base dell’aliquota fiscale. E’ impossibile determinare il “giusto” livello di tassazione, in fondo si tratta di una scelta politica; credo che lo Stato debba poter raccogliere sufficienti fondi per offrire servizi adeguati, remunerare correttamente i propri dipendenti, pagare i loro oneri sociali e mettere in atto quelle politiche economiche che creano ulteriore ricchezza per il bene di tutti. Per questo ritengo che la diminuzione delle imposte non è per forza di cose nociva, a condizione però di poter continuare ad occuparsi adeguatamente delle persone che vivono sul nostro territorio e del territorio stesso. Rilevo comunque che il livello di alcuni servizi, nel nostro cantone, andrebbe migliorato e quindi sono assolutamente contrario ai tagli lineari della spesa pubblica, ventilati da altre forze politiche. Trovo poi profondamente ingiusto, come lo Stato del Cantone Ticino stia ipotizzando di trattare i propri dipendenti. Non possiamo dare ancora fiducia a quelle persone che hanno causato nella Cassa Pensione dello Stato un disavanzo tecnico che raggiungerà presto i 3 miliardi.
Una delle sue battaglie più interessanti negli ultimi tempi è stata contro degli appartamenti per anziani. Detta così sembrerebbe quasi che non voglia spazi a misura d’anziano. È veramente così?
Abbiamo impedito la costruzione di una cattedrale nel deserto! Sono per gli anziani! Questa struttura era nata desueta e antitetica rispetto alla politica implementata nel Cantone; era fonte di emarginazione. Parliamo di aggregazioni del Basso Mendrisiotto? A Balerna una struttura simile era inoccupata per il 50% degli appartamenti a Chiasso pure. Il Municipio di Novazzano si è basato su dati la cui origine è tenuta segreta e su di una pianificazione finanziaria assurda che non rispettava neppure le proprie intenzioni; in aggiunta, vi era uno scarico di oneri sul Cantone, da noi ritenuto inammissibile.
Filippo Piffaretti, Esperto fiscale dipl.
Articolo pubblicato su ticinolive.ch