La discussione sul nuovo progetto “officine”, siglato lo scorso dicembre da Comune di Bellinzona e Cantone con le FFS, si sta pian piano accendendo. Il Sindaco di Bellinzona Mario Branda (vedi intervista CdT 27.02.2018) e il Direttore del DFE Christian Vitta stanno piazzando le proprie pedine per convincere la popolazione della bontà di questo progetto. Soprattutto il Sindaco di Bellinzona si sta assumendo un rischio politico molto alto. L’aver rinnegato con spiegazioni alquanto grottesche la propria firma posta nel 2013 sul precedente accordo con le FFS (che prevedeva l’ottimizzazione delle attuali officine con più indipendenza operativa e arricchite da un centro di competenza sulla mobilità ferroviaria e sostenibile), porta con sé tutta una cascata di conseguenze, da lui regolarmente adombrate per sdoganare il nuovo progetto.
La prima conseguenza é la rottura senza validi motivi dell’alleanza duramente costruita dopo il 2008 tra politica-economia e lavoratori. Le Maestranze, da co-artefici di un’emancipazione possibile dal padre/padrone e co-artefici della propria sopravvivenza, sono stati rimessi nel ruolo di operai sprovveduti da formare o prepensionare e soprattutto nel ruolo di chi deve ritenersi contento se il “buon padre” ancora garantisce loro e a una parte dei loro figli (visto comunque il taglio degli effettivi) un posto di lavoro. Questa rottura, soprattutto vista dalla sinistra che presta attenzione ai patti stretti con i lavoratori e non solo ai posti di lavoro, é un vero e proprio tradimento. Il dato incontrovertibile é che con la firma del nuovo accordo, ci si
é resi ricattabili dal CEO Andreas Meyer e le maestranze, fino a poco prima fiore all’occhiello delle Officine, sono chiamati a prostrarsi come docili agnellini.
La seconda conseguenza é che il nuovo progetto ha spalancato le porte alla speculazione
economica/immobiliare delle FFS, che costringerà Cantone e Città a fare altrettanto. Come chi deve nascondere qualcosa, i nostri politici si sono subito affrettati a rassicurare che non c’é assolutamente speculazione. Ognuno si faccia la propria idea, sapendo che i 110 mila mq di terreno acquisiti dalle FFS gratuitamente a fine 1800, potrebbero, se il progetto venisse realizzato, essere venduti almeno a CHF 2500 al mq. È evidente che poi l’Ente pubblico, per far fruttare il proprio investimento debba ribaltare i costi su altri, inasprendo ulteriormente produttività e redditività. Dal momento che le persone non si possono spremere più di quel tanto, per aumentare produttività e redditività bisogna per forza tecnologizzare. Da qui  l’ossessiva politica di Christian Vitta per la digitalizzazione, le nuove tecnologie e l’alto valore aggiunto (vedi Polo tecnologico, Greater Zurich Area e riforma fiscale a favore dei “buoni padri”).
La terza conseguenza riguarda l’impatto del progetto. A detta del Sindaco di Bellinzona l’impatto ambientale sarebbe “relativo”. Come egli faccia a sostenere ciò senza uno studio particolareggiato sull’impatto ambientale, economico e sociale, veramente non si sa. Basti sapere, che invece di 100 mila mq a bassomedio sfruttamento insediativo, con il nuovo progetto vi sarebbe almeno una superficie doppia, perlopiù ad alto sfruttamento. Si cerchi inoltre di immaginare gli impatti ambientali dello spostamento di un’infrastruttura come quella delle Officine, della bonifica del vecchio sedime, dell’edificazione di un intero comprensorio e
del traffico generato da ciò e dalla maggior densità di persone e commerci dell’eventuale nuovo comprensorio. Forse per chi abita a Ravecchia l’impatto ambientale é relativo, ma per chi abita a Bellinzona nord sarebbe devastante. Da non dimenticare poi l’impatto socio-economico. I commerci del centro, già in difficoltà, avrebbero nei commerci previsti una concorrenza non trascurabile ed il notevole aumento di persone porterebbe ad un sovraccarico tutte le strutture scolastiche, amministrative, tecniche, ecc. richiedenti a loro volta ulteriori investimenti e lavori.
Ai cittadini toccherà far sapere al più presto se la Bellinzona che Municipio e Cantone stanno delineando, sia veramente il Comune che desiderano.

Marco Noi
Consigliere comunale subentrante a Bellinzona per i Verdi