A livello urbanistico nel corso dei prossimi anni la città di Lugano cambierà parecchio: sono previsti a nord il Nuovo Quartiere di Cornaredo, il nuovo stadio e un nuovo portale della galleria con maxi rotonda, i Campus Supsi alla stazione e a Viganello, un nuovo centro congressi al Campo Marzio, la rivalorizzazione e la pedonalizzazione del centro fra Maghetti e Piazza Riforma e le tratte del tram Cornaredo-Pian Scairolo e Centro-Valle del Vedeggio. Oltre alla cosiddetta Porta ovest che vuole trasformare lo svincolo di Lugano nord in un doppio viale di penetrazione e uscita dalla città. Sono occasioni uniche per ripensare Lugano nel lungo termine, per dare un nuovo volto alla città in sintonia con i cambiamenti sociali e ambientali in atto, e per ridargli quell’identità che sembra aver perso dopo la crisi della piazza finanziaria.

Lugano potrebbe profilarsi come una città-giardino, cosa che oggi non è. E grazie ad una migliorata qualità di vita attirare nuovi promotori e investitori, meno interessati al mero profitto immediato e meno al servizio di un’economia globale. Ma più rispettosi e sensibili alle realtà locali, all’ambiente, alla cultura e alle nuove tecnologie. Lugano è alla ricerca di una nuova identità e di nuovi visioni? Perché non puntare sul tema della città pilota ecologica! Più zone pedonali, più mezzi pubblici, più verde, meno posteggi, più mobilità lenta, più negozi local e di prossimità, più abitazioni in centro. Aberrante e iconoclastica utopia?

E’ ormai comprovato che, a causa dei cambiamenti climatici, solo un aumento del verde potrà permettere di mantenere sopportabili le temperature per chi abita e lavora nelle città. Molte si stanno già adattando a questo necessario cambiamento: in Svizzera la recente iniziativa di Sion ne è un esempio. Per quanto riguarda invece il Comune di Lugano (senza Val Colla e Carona), non possiamo dire che sia una città verde. Salvo al Parco Ciani gli alberi e il verde in generale sono spesso solo uno dei tanti elementi del decoro urbano, e non attori principali dell’identità cittadina. Inoltre, più o meno discretamente in centro gli alberi spariscono, spesso sostituiti da esili vegetali design. Il traffico non diminuisce, il trasporto pubblico è spesso incolonnato, le aree di posteggio non mancano, la cementificazione avanza, le testimonianze del passato spariscono, impera un’architettura tutto sommato banale, il cosiddetto stile libero ticinese, la parte commerciale langue e gli spazi commerciali vuoti abbondano (Maghetti, Central Park, Bettydo).

Ragion per cui è forse giunto il momento di dare una nuova visione a Lugano, e non ripetere l’oggi nel domani. Nell’area di Cornaredo potrebbero sorgere palazzi vegetali o boschi verticali come a Milano, Nanjing, Utrecht, Tirana, Losanna, Parigi, Beirut… con vaste aree pedonali e il traffico in sotterranea. Sarebbe opportuno che i Campus offrissero maggiori spazi verdi. Sarebbe auspicabile che i principali assi di scorrimento quali Corso Elvezia, le vie Trevano, Ciani, Besso, San Gottardo, Cantonale, Balestra, Maraini, e i viali Franscini e Castagnola diventassero viali alberati. E sarebbe un sogno se le zone pedonali in estate diventassero come le piazze nel sud della Francia: boschi ombrosi in città con fontane e giochi d’acqua.

In altre parole, una Lugano più verde, più blu e meno grigia. Realizzata grazie ad una collaborazione fra il pubblico e il privato per lottare assieme contro il surriscaldamento del clima. Dei nuovi progetti urbani si parla spesso, ma senza una vera visione d’insieme. Vale quindi la pena porsi la domanda in merito a quale città diventerà Lugano. Una fotocopia grigia, o uno spazio urbano a colori? Ai cittadini che vogliono una Lugano altrimenti, che risponde la città?

Francesco Mismirigo, membro di Comitato Verdi del Ticino