L’urgenza è data dall’inesorabilità dei cambiamenti climatici e del loro impatto sanitario sulla popolazione. Dati i lunghi tempi di attuazione di misure di mitigazione delle emissioni e di adattamento alle conseguenze dei cambiamenti climatici è fondamentale agire con rapidità perché la qualità di vita della popolazione più fragile sia tutelata.

L’interesse pubblico è dato dal notevole risalto dato alla sentenza e dall’ampiezza con cui il cambiamento climatico potrebbe impattare sulla salute della popolazione anziana del Cantone, senza contare che alcune regioni hanno già vissuto fenomeni meteorologici estremi come violente grandinate, danni alluvionali ingenti e restrizioni dovute alla siccità. Oltre a ciò le temperature elevate toccano maggiormente le fasce della popolazione più fragile, in particolare quella anziana, evidenziando l’importanza sociale di misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

Testo dell’interpellanza

Il 9 aprile 2024 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha accolto una denuncia presentata dall’associazione “Anziane per il clima Svizzera”, condannando la Confederazione elvetica per non aver preso misure adeguate a protezione del clima. La sentenza è arrivata da Strasburgo nel giorno in cui il servizio meteo europeo Copernicus, ha diffuso una notizia estremamente allarmante sul riscaldamento globale: il mese di marzo 2024 è stato il marzo più caldo mai registrato, ed è il decimo mese consecutivo da record. Ma non basta: nel corso degli ultimi 12 mesi, la temperatura media globale ha oltrepassato di 1,68°C il livello dell’epoca pre-industriale, superando per la prima volta il limite di +1,5°C fissato dall’Accordo sul clima di Parigi, di cui la Svizzera è firmataria. La sentenza del Corte europea dei diritti dell’uomo afferma chiaramente che la Svizzera ha violato l’articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e l’articolo 6 (accesso alla giustizia) della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).

La Corte ha precisato che l’articolo 8 della CEDU sancisce il diritto ad una tutela effettiva da parte delle autorità degli Stati membri contro gli effetti nefasti del surriscaldamento del clima sulla salute, il benessere e la qualità della vita degli abitanti. La Corte ha poi constatato che la Confederazione svizzera è venuta meno agli obblighi concernenti il cambiamento climatico imposti dalla CEDU. Secondo i giudici, in Svizzera il processo di attuazione degli impegni presi a Parigi comporta gravi carenze, tra cui la quantificazione del bilancio di carbonio, ossia la definizione dei limiti di emissione dei gas, non rispettando nemmeno gli obiettivi che si era auto-imposti in merito alla riduzione dei gas a effetto serra.

Secondo la Corte, la giustizia svizzera ha inoltre violato l’articolo 6.1 della CEDU, rifiutando di entrare in materia rispetto alla denuncia dell’associazione “Anziane per il clima Svizzera”. I giudici svizzeri non hanno infatti tenuto conto dei dati scientifici oramai inconfutabili e non hanno preso sul serio le accuse formulate dall’associazione.

Anche se questa specifica sentenza concerne in primis la Svizzera, essa vincola di fatto tutti i 46 stati membri del Consiglio d’Europa. Essa implica che la Svizzera riconsideri le proprie misure a protezione del clima e ha di conseguenza ripercussioni anche sulla strategia climatica e sull’adattamento al clima che cambia del Cantone Ticino, in particolare per quel che concerne la lotta contro le isole di calore in ambiente urbano e la transizione energetica. È dunque nell’interesse della Svizzera che anche ogni singolo Cantone adotti una strategia climatica efficace.

 

Gli interpellanti invitano dunque il Consiglio di Stato a rispondere alle seguenti domande:

  1. Come valuta il Consiglio di Stato l’impatto della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla politica climatica del nostro Cantone?
  2. In che modo la sentenza della CEDU influirà sulla strategia climatica del Cantone e come sarà riesaminato l’impatto climatico dei grandi progetti infrastrutturali in programma?
  3. Dal punto di vista del Consiglio di Stato, il Cantone sta facendo abbastanza per proteggere efficacemente la popolazione dalle conseguenze del riscaldamento climatico già in atto sulla salute, il benessere e la qualità della vita della popolazione?
  4. In quali settori ritiene il Consiglio di Stato possibile migliorare e accelerare le misure di mitigazione e di adattamento a un clima più caldo?
  5. Quando verrà pubblicato il piano energetico e climatico cantonale (PECC)? Come ha valutato il Consiglio di Stato le osservazioni di coloro (singoli, partiti o associazioni) che non lo ritenevano sufficiente negli obiettivi concreti proprio nel senso indicato dalla CEDU? Con la pubblicazione del PECC sono previste in contemporanea dei messaggi governativi con delle modifiche legislative volte a mitigare e a favorire l’adattamento al mutamento climatico con misure incisive concrete? E’ previsto di definire a livello legislativo i passi vincolanti da seguire nei prossimi anni per raggiungere gli obiettivi contenuti nel PECC?
  6. In seguito a questa sentenza, il governo cantonale intende impegnarsi maggiormente in seno ai vari comitati intercantonali e nei confronti della Confederazione a favore di misure più efficaci a protezione del clima e per rendere il paese più resiliente nei confronti del surriscaldamento climatico già in atto?