Con la presente, avvalendomi delle facoltà concesse dalla LOC (art. 66 LOC), mi permetto di interpellare il Municipio sul tema di seguito esposto.

A causa del cambiamento climatico, sempre più spesso, ci ritroviamo ad affrontare eventi atmosferici come periodi di siccità prolungati o alluvioni che, oltre a causare danni ingenti, avranno un sempre più forte impatto anche sulle nostre città. Coperte per lo più da cemento e asfalto, le città in cui viviamo non riescono a smaltire velocemente l’acqua piovana durante i forti temporali e, se lo fanno, la disperdono senza conservarla (per esempio finisce nei tombini). Per questo, da un po’ di tempo, urbanisti e architetti lavorano a un’idea diversa della gestione degli spazi urbani e hanno progettato e in parte costruito “città (e quartieri) spugna”.

Che cosa si intende per “città spugna”? Beh, proprio quello che vi viene in mente quando pensate a una spugnetta da cucina: quando dovete pulire per esempio il piano cottura, per assorbire l’acqua passate con la spugna che finisce in essa e che potete in seguito riversare nel lavandino semplicemente strizzando la spugnetta. Le “città spugna” funzionano così. Sono città (o quartieri) progettati e costruiti per trattenere l’acqua in eccesso nel sottosuolo e riutilizzarla all’occorrenza (per esempio in periodi di siccità, che purtroppo in futuro saranno sempre più frequenti).

 

Rendendo le superfici meno impermeabili e piantando alberi, l’acqua può penetrare più facilmente nel sottosuolo invece di defluire superficialmente e causare danni.

Le piante, inoltre, fungono da condizionatore e da ombrellone naturale, rendendo così l’ambiente urbano più fresco e migliorando la qualità di vita. 

Ecco perché il suolo deve diventare il più permeabile e vivo possibile.

I tetti vegetali e le coperture meno impermeabili del tradizionale bitume vanno quindi privilegiati in tutte le nuove costruzioni e ristrutturazioni.

Nelle zone già edificate un’altra alternativa consiste nello scarificare il suolo, cioè rimuovere la superficie esistente posando eventualmente coperture drenanti (per esempio sagomati) o meglio ancora inverdendo tali aree.

Il verde urbano sfrutta l’acqua accumulata nel terreno (che agisce appunto come una spugna) e di conseguenza non si pone il problema dell’irrigazione delle superfici verdi, fiorite ed alberate.

Alla luce di quanto esposto sopra, formulo le seguenti domande:

  1. Intende il Municipio affrontare le tematiche sopracitate per risolvere, almeno in parte, i problemi legati all’eccessiva impermeabilizzazione delle superfici e all’imperante cementificazione delle aree urbane per rendere Ascona, nel limite del possibile, una “Città spugna”, in poche parole più vivibile e più sicura
  2. Se non dovesse essere il caso, per quali ragioni?
  3. Intende il Municipio sviluppare un piano d’azione concreto, anche scegliendo di attuare solo una parte degli interventi proposti, per risolvere nel limite del possibile, i problemi legati all’eccessiva impermeabilizzazione delle superfici e all’imperante cementificazione delle aree urbane per rendere Ascona, almeno parzialmente, una “Città spugna”, in poche parole più vivibile e più sicura?
  4. Se non dovesse essere il caso, per quali ragioni?
  5. Intende il Municipio combattere le isole di calore ed evitare di costruirne di nuove (per fare un esempio il nuovo parcheggio del Porto Patriziale)?
  6. Se non dovesse essere il caso, per quali ragioni?

 

 

 

Valerio Sala