Lo scostamento dell’onere per il personale è principalmente riconducibile al personale docente. Si registra un aumento del 3.5% rispetto a quanto preventivato. In tale ambito poco meno della metà dei 13.6 milioni si basa sull’aumento della scuola media (+6.6 milioni): naturalmente un aumento delle e degli allievi non può che essere visto positivamente e giustificare il maggior onere. Oltre a ciò vediamo anche un aumento nella formazione professionale (+3.5 mln): questo per un aumento della formazione, in particolare viene menzionato il raddoppio delle classi della Scuola cantonale d’arte.

In tale contesto è importante ricordare come la scuola ticinese sia un importante datore di lavoro: per diversi ambiti, penso in particolare ad italiano e alle materie umanistiche, l’insegnamento è uno sbocco importante in un mercato sempre più a rischio (penso in particolare al giornalismo). Tornerò in merito nei miei auspici a fine intervento. L’altra importante parte dell’aumento è legata all’aumento della necessità di un accompagnamento individualizzato e della pedagogia speciale, con +4.7 mln. I discorsi spesi in fase di preventivo sono ancora attuali: una scuola dalle spalle larghe si prende a carico adeguatamente delle necessità della società di domani, non le addossa alle famiglie e alle prossime generazioni. Un superamento perciò comprensibile.

Una nota stonata all’incipit del consuntivo riguarda gli investimenti: “un maggior investimento netto di 10.8 milioni di franchi nel settore “Sviluppo economico” rispetto a quanto pianificato, a fronte invece di un minor investimento netto di 18.5 milioni di franchi nel settore “Insegnamento” (scuole medie e scuole medie superiori, formazione professionali, università)”. Sembra una brutta fotografia delle priorità del Cantone che, obbligato dalle logiche risparmiste, finisce per risparmiare proprio nella formazione. Dagli approfondimenti i risparmi sembrano legati piuttosto a dei ritardi nell’esecuzione dei lavori, che comunque compromettono il benessere di corpo docente e di allievi e allieve. Si rinnova perciò l’auspicio a non trascurare gli investimenti nell’ambito scolastico.

La scuola è là dove non si passano unicamente delle nozioni, ma dove si tasta il polso della società, si sanano (nel limite del possibile) delle fragilità, si cerca di non riprodurre gli schemi di disuguaglianza che la nostra società esprime sempre più aspramente. È necessariamente uno spazio ampio e inclusivo: parole che, giustamente, si rispecchiano in risorse, lavoro, costi. In una visione di scarsità perpetua (che tuttavia chiaramente non evita l’avvallo di riduzioni fiscali) i fondamentali e necessari investimenti che, anche se non portano ad introiti diretti, garantiscono una società equa e sostenibile: la formazione, l’ambiente, le giovani generazioni. In Commissione il clima è limitante: nonostante i tanti auspici e la volontà di migliorare le proposte che potrebbero permettere degli avanzamenti vengono bocciate in tronco. L’auspicio è: proprio in questi ambiti delicati, proprio là dove gli investimenti sono fondamentali, non si perda terreno a favore di logiche di risparmio.

Nara Valssangiacomo, granconsigliera