Maurizio Agustoni sul CdT del 27 maggio prende le distanze dalla legge sul CO2, invocando un progetto più ambizioso e più equo. Mi piacerebbe chiedere ad Agustoni, che finora in Gran Consiglio non si è mai distinto per i suoi guizzi ecologisti e in favore di una vera protezione del clima, quante probabilità ci siano che, una volta respinta la legge sul CO2, l’Assemblea federale vari un progetto più ambizioso ed equo. È utile ricordare che la legge sul CO2 è un compromesso politico che è stato faticosamente raggiunto soltanto grazie alla svolta del Centro e del PLR e alle concessioni di Verdi, Verdi liberali e della Sinistra. Mi chiedo come sia possibile attendersi che, una volta respinta la legge in votazione, il Parlamento vari misure più efficaci per la protezione del clima, quando la maggiore forza referendaria non vuole assolutamente nulla e, in alcune circostanze, ha espresso posizioni negazioniste sull’origine antropica dei mutamenti climatici. Mi chiedo se Agustoni, che nel suo articolo menziona il Comitato per un’ecologia sociale, difenda le soluzioni da esso proposte: l’abbandono della liberalizzazione del mercato elettrico, la nazionalizzazione integrale del sistema energetico del Paese, la gestione statale delle aziende di trasporto pubblico, l’abbandono del sistema di scambio di quote d’emissione, l’introduzione di una fiscalità che punisca le aziende inquinanti e l’implementazione di un reale controllo pubblico sulla piazza finanziaria. Ma soprattutto, mi chiedo se egli creda davvero che le misure anticapitalistiche del Comitato per un’ecologia sociale possano trovare una maggioranza in Parlamento una volta respinta la legge sul CO2. Oppure quali altre misure più ambiziose ed eque potranno essere approvate e quando? Senza risposte a queste domande appare evidente come la tanto decantata iniquità o insufficienza della legge sul CO2 sia il solito specchietto per le allodole, con l’obiettivo di affossare il compromesso raggiunto e mantenere lo status quo a scapito del clima e delle future generazioni. Per limitare le emissioni dobbiamo modificare i nostri consumi. La legge sul CO2 non è iniqua: incentiva coloro che emettono più CO2 (in genere i più ricchi) a ridurre le emissioni prelevando fondi che trasferisce a coloro che ne emettono meno (in genere i meno abbienti). Aiuta coloro che hanno uno stile di vita più sostenibile (solitamente i più poveri), i quali, senza modificare le proprie abitudini, vengono ricompensati per pesare meno sul clima e l’ambiente.

Fabiano Cavadini, Verdi di Breggia