Egregio Presidente, Consiglieri e Consigliera di Stato, gentili colleghe e colleghi,

USI e SUPSI sono istituti fondamentali per il nostro Cantone in quanto, oltre alla formazione di forza lavoro qualificata, contribuiscono alla ricerca e all’innovazione e alla diffusione del sapere, il cosiddetto 3° settore.

L’approvazione del presente messaggio si muove però in un contesto specifico, funesto, quello dei tagli federali, che mette sotto particolare pressione le istituzioni di formazione e ricerca universitarie e universitario-professionali. Tagli previsti, nonostante l’aumento dei costi. Un aumento che, nell’intervento precedente è stato definito un problema, ma che è riconducibili sì ad un aumento dei costi operativi, ma anche ad un benvenuto incremento della popolazione studentesca.

L’allarme è stato lanciato da tutti gli istituti universitari, che denunciano il rischio non solo di rallentamento, ma di pericolosi passi indietro nell’evoluzione del servizio di formazione e di ricerca. Questi tagli, inoltre, si sovrappongono alla mancata associazione della Svizzera al programma europeo Horizon Europe, che priva le nostre università di finanziamenti essenziali e limita la loro partecipazione a importanti progetti di ricerca internazionale.

Tra le possibili misure di recupero di risorse finanziarie una fredda la schiena: l’aumento delle tasse universitarie. La formazione elvetica non solo eccelle nel panorama internazionale, attirando innumerevoli studenti da tutto il mondo, ma permette anche una formazione a prezzi accessibili. La decisione di triplicare la tassa di iscrizione per studenti stranieri per i politecnici svizzeri, approvata alle Camere federali avvia una chiara strategia di scarico dei costi sulle tasche di studenti e studentesse. Recupero una citazione di Lucia Vaccaro, presidente di Swiss Universities:

«Si pensa agli studenti come fossero “utilizzatori”, clienti dell’università. (…) Gli studenti non sono consumatori: sono il nostro futuro. Vogliamo, nel nostro Paese, avere professionisti di alto livello? Allora, non li si può considerare o vedere come utilizzatori. Pensiamo a loro, invece, come fossero un investimento».

Le decisioni federali non possono applicarsi con tale vigore anche sulle università; tuttavia, i tagli sono un sufficiente condizionamento che spingerà le università a cercare altre entrate. Per le nostre scuole universitarie, che essendo piccoli atenei già presentano tra le tasse più alte della Confederazione, un aumento sarebbe scellerato. Ciò è vero in particolare per la SUPSI, dove la maggior parte di studenti e studentesse lavora per finanziarsi l’istruzione. Come dice Monica Duca Widmer, presidente di USI, i tagli rappresentano un cambio di paradigma “perché in Svizzera si è sempre fatta una selezione sui cervelli e non sui borselli”.

La discussione di oggi faccia da monito a questo consesso: tagliare non è mai gratis, e le conseguenze arrivano in fretta! La discussione di oggi faccia da monito alla nostra delegazione di Berna perché nelle sessioni invernali rifletta bene sulle conseguenze disastrose che i tagli avranno sulle nostre istituzioni, sul nostro Cantone e, infine, sui nostri ragazzi e ragazze!

In conclusione porto il chiaro sostegno al rapporto sulla politica universitaria cantonale per il quadriennio 2025-2028.