Grazie presidente, consigliere di Stato, colleghi e colleghe,

La mozione in esame, nonostante le false apparenze di tipo burocratico, affronta un tema importante che riguarda la tutela dell’ambiente, dell’acqua che beviamo e della salute di chi lavora nei nostri vigneti: l’utilizzo dei prodotti fitosanitari. Sostanze utili, spesso indispensabili certo, ma che diventano un pericolo per tutti se usate senza le dovute conoscenze. La chimica infatti non fa distinzioni, ne tra hobbisti e professionisti, e nemmeno tra ticinesi e confederati. Anche una vigna piccola tradizionale può inquinare un’intera falda se i prodotti vengono sparsi male, se i contenitori vengono lavati nel tombino o nel riale, se si spruzza con il vento e le gocce finiscono nei giardini o nell’orto dei vicini o nei ruscelli. Pure gli apicoltori soffrono ogni anno sempre di più per l’impatto di pesticidi che ancora oggi vengono utilizzati scorrettamente.

Dipingere i viticoltori hobbisti ticinesi come vittime della burocrazia bernese ci sembra fuori luogo, anche perché la tendenza all’abbandono dei vigneti tradizionali come confermato dalla stessa federviti ha ben altre cause non legate al patentino. Le sostanze contenute nei prodotti fitosanitari, se gestite con leggerezza, possono diventare inquinanti potenti. È proprio per questo che esiste la formazione per il patentino: non è burocrazia ma prevenzione per il bene della collettività.  Il patentito è diventato obbligatorio con la nuova legge federale giustamente divenuta più restrittiva in modo da evitare pericolose contaminazioni. Come per andare in automobile è necessaria la patente di guida ci sembra logico che per usare prodotti potenzialmente pericolosi si debba seguire una formazione e ottenere un patentino. In questo ambito nessuno osa chiedere una proroga fino a 20 anni per i giovani ticinesi lasciandoli guidare per 2 anni senza patente.

Riguardo alle tempistiche per formazione e ottenimento del patentino è importante ribadire un dato di fatto: la proroga è già stata concessa al Ticino. Il Ticino — insieme al Vallese — ha ottenuto infatti una dilazione fino al 1° gennaio 2027. Un compromesso costruito con dialogo e serietà ma senza grandi effetti pratici. Sono già stati organizzati numerosi corsi in Ticino da Federviti e dagli enti preposti, con orari flessibili, modalità snelle o light, costi sostenibili, persino corsi online, eppure le iscrizioni sono state poche, in alcuni casi pochissime. Nonostante l’impegno organizzativo, molte aule sono rimaste mezze vuote e alcuni corsi hanno dovuto essere annullati. Non perché mancassero posti. Non perché mancasse l’offerta. Ma perché molti viticoltori hobbisti hanno deciso incomprensibilmente di aspettare sperando in un’applicazione della legge à la carte, o alla ticinese direi io. Come se la tossicità e la pericolosità dei prodotti fitosanitari sia miracolosamente diversa quando si passa il Gottardo.

Insistere nel chiedere altro tempo ora sarebbe un errore, perchè fa perdere la percezione dell’urgenza, porta a rimandare ancora l’iscrizione, rischia di farci perdere credibilità agli occhi della Confederazione. Dopo il 2027 giustamente la legge non farà sconti a nessuno. Non dobbiamo inseguire altre proroghe rischiose: dobbiamo usare quella che abbiamo.

Chi si rifiuta di formarsi manda un messaggio pericoloso. Non possiamo permettercelo. Basta infatti un incidente causato da un hobbista che non ha seguito i corsi per gettare in cattiva luce l’intera categoria dei viticoltori. La viticoltura ticinese è una storia di eccellenza, sudore e passione. I nostri vigneti disegnano i pendii, impediscono al bosco di inghiottire il territorio, sono parte della nostra identità. Non rischiamo tutto questo per una mancata formazione di qualche ora. 

Per questi motivi vi invito ad approvare il rapporto di maggioranza della collega Prada che ringrazio. Grazie.