Intervento in Gran Consiglio di Giulia Petralli

Presidente, consiglieri e consigliera di stato, colleghe e colleghi. 

La necessità di intervenire a favore di migliori condizioni di lavoro nel settore sociosanitario e socioeducativo è a parole riconosciuta da tempo, da tutti. Peccato però che quando c’è da agire tangibilmente, le parole si polverizzano in promesse e poco spesso si concretizzano in fatti.

Senza andare troppo lontano, penso per esempio alla scelta presa dal Parlamento nell’ultima seduta di GC, ovvero la non volontà di riconoscere un nuovo modello di finanziamento per garantire una migliore presa a carico degli ospiti delle case anziani in Ticino e garantire così un minor sovraccarico e stress al personale. 

Oppure penso al recente messaggio licenziato dal Governo in cui si invita il Parlamento a respingere l’iniziativa popolare per cure sociosanitarie e prestazioni socioeducative di qualità, che nel suo complesso mira proprio a garantire al personale delle condizioni lavorative migliori, e agli utenti una migliore qualità dei servizi.

Penso poi agli irresponsabili tagli sulla gestione corrente dei contratti di prestazione e ai tagli alle riserve accumulate dagli enti sociosanitari, imposti dal Preventivo 2024. O al taglio sul blocco dell’adeguamento dei salari delle Case per anziani alle altre realtà del settore, quando il progetto di aggancio, oltre ad essere stato promesso da anni, è ormai condiviso da tutti i partner sociali e aspetta solo di essere concretizzato. 

E infine penso ai tagli del personale dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale, che sono arrivati fino a 10 unità, per effetto della sostituzione parziale del personale partente avviata nel 2023. Una misura che ha un peso e delle conseguenze, perché nel concreto aggrava ulteriormente le condizioni di lavoro già al limite del personale. Nell’ambito degli emendamenti sarà quindi fondamentale abrogare l’articolo 3 del decreto legislativo che chiede al Consiglio di Stato di rendere definitiva la non sostituzione in ragione del 20% del personale partente. 

Insomma, stiamo banalizzano e ignorano la necessità di fornire prestazioni di qualità alle persone più fragili; come pure si sta ignorando il crescente fenomeno dell’esaurimento psico-fisico del personale e il conseguente precoce abbandono delle professioni sociosanitarie. Così facendo rendiamoci conto che stiamo impendendo al personale di fare il proprio lavoro. 

E tutto questo avviene nonostante la denuncia fatta; sia da parte dei responsabili degli enti sociosanitari, che hanno pubblicato numerose prese di posizione, sia da parte delle lavoratrici e dei lavoratori che sono scesi numerosi in piazza in due manifestazioni a Bellinzona.

Il preventivo 2024, che di base riflette la visione politica futura di questo cantone, contiene una manovra miope e ingiusta che taglia massicciamente e crudelmente sulle case per anziani, sui servizi di cura a domicilio, sulle strutture per invalidi, sui servizi di sostegno alle famiglie, all’infanzia, alla protezione per minori. Servizi e settori che invece andrebbero potenziati proprio perché chiamati a rispondere a esigenze crescenti da parte della popolazione. Ricordo che risparmiare oggi su settori che si occupano di fragilità, vuol solo dire rallentare la presa a carico delle persone interessate, aumentando poi il costo della stessa e, nel peggiore dei casi, anche mettendo in pericolo l’efficacia dell’intervento. 

Altro tema non trascurabile e già sollevato è il taglio prospettato alla RIPAM, (che si spera definitivamente accantonato). Di fronte a un aumento di circa il 10% dei premi di cassa malati, mal si comprende come una tale misura possa essere stata pensata in questo periodo.

Esprimo in questo senso preoccupazione per le minacce e gli insulti che il personale cantonale attivo nel settore dei sussidi riceve giornalmente. La preoccupazione e l’apprensione si rivolge anche a chi è costretto a vivere con 2’500 franchi mensili, in un cantone in cui fare affidamento agli aiuti cantonale è l’unico modo, spesso, per arrivare, forse, alla fine del mese.  

Invito in questo ambito il DSS a tutelare maggiormente i dipendenti, che hanno il difficile compito di applicare decisioni amministrative in termini di sussidi. 

In conclusione, non ho domande da fare al direttore del DSS, ho solo una richiesta rivolta al parlamento. Domani quando discuteremo di emendamenti cerchiamo di ridare dignità e valore al lavoro svolto all’interno dei settori sociosanitari e socioeducativi, e in generale per l’apparato pubblico.