Nel mendrisiotto forse più che nel resto del Paese si parla spesso di blocchi del traffico, e più che altrove sperimentiamo sulla nostra pelle quanto l’idea di libertà legata all’automobile sia più ideale che reale. Ci troviamo a guardarci da un finestrino all’altro, persi nei nostri pensieri. Ho vissuto in prima persona il problema del traffico per oltre un anno, un anno particolare: quello della pandemia. Sono una persona attenta all’ambiente, e da anni mi muovevo con il trasporto pubblico e a piedi, poi le mie figlie durante i mesi pesanti del virus mi hanno chiesto di non prendere più il treno, per sicurezza.
Ho ricominciato a muovermi in automobile (ibrida), riscoprendone pregi e difetti: un mezzo imbattibile in quanto a comodità e isolamento sociale. A me piace guidare, da sola, ascoltando musica e seguendo i miei pensieri, inoltre partivo quando volevo, e scendevo direttamente dove dovevo arrivare, con i tacchi alti, un senso di libertà più apparente che effettivo e senza preoccuparmi se avevo dei pesi con me (il computer, una giacca in più): questi i lati positivi. Ma ne ho vissuto anche i lati negativi: non avevo occasioni di mescolarmi con le persone durante gli spostamenti, me ne stavo nella mia bella capsula argentata più o meno ecologicamente compatibile a patto di notevoli compromessi con la mia coscienza.

Tornavo in generale meno stanca muscolarmente (nessuna camminata o corsa nei tragitti fino alla stazione) ma più affaticata mentalmente: la guida nel traffico è usurante, e il senso di libertà delle partenze si stempera presto nella frustrazione delle code. Alla fine, mi sono vaccinata e, dopo qualche altro mese di tentennamento legato alle nuove abitudini acquisite, siccome l’essere umano è un essere eminentemente abitudinario, sono tronata a viaggiare in treno e in bus, a stupirmi per l’estrema varietà del mondo e delle persone che lo popolano, e a conoscere il paese reale ascoltando i discorsi dei miei vicini di posto, o incontrando persone con le quali parlare.

Vorrei raccontare questa mia piccola esperienza concreta alle persone in colonna o irritate dal traffico attorno a Ligornetto o nei punti sensibili che ben conosciamo, e dir loro: lasciate l’auto, si vive meglio, è possibile cambiare abitudini…Sembra di no, sembra di dover fare delle scelte impossibili, ma sul lungo periodo si vive meglio. A tutto vantaggio, non dimentichiamolo, oltre che della qualità personale del nostro vivere, anche dei polmoni di tutti noi. E abbiamo sperimentato quanto la salute sia importante anche grazie alla pandemia ( ma è possibile ringraziare un evento infausto? Io credo di sì).

Claudia Crivelli Barella, deputata per i Verdi

20 ottobre 2021