Qualche anno fa Riccardo Pozzi – una delle memorie storiche di Genestrerio – mi spiegava che né la dicitura corrente di “Campagna Adorna” né quella più poetica utilizzata da Francesco Chiesa e Domenico Robbiani di “Campagnadorna” erano etimologicamente corrette.


Il toponimo giusto – stando agli studi di Oscar Camponovo – sarebbe invece “Campagna d’Orgna” o “Campagna dell’Avornio”. L’avornio (o ornio o avorniello) non è altro che una specie di piccolo frassino, la cui corteccia veniva utilizzata per preparare tisane che favorivano l’attività intestinale.

Secondo la tradizione popolare, inoltre, lo stesso (ex) Comune di Genestrerio deve il proprio nome alle ginestre, un tempo molto diffuse nella campagna circostante Mendrisio. La ginestra, assieme ad un manocco di tabacco e ad un grappolo d’uva, è infatti presente anche sullo stemma comunale di Genestrerio e testimonia il legame di questo antichissimo villaggio con il proprio territorio.

Un legame che, al giorno d’oggi, sembra – ahimè – essere stato dimenticato. La campagna tra Mendrisio e Stabio non ha più nulla di romantico o di bucolico, è “disadorna”, ovvero trascurata e spogliata del proprio intrinseco valore. I vigneti arrancano, le foglie di colore verde scuro del tabacco sono scomparse, così come i gelsi, un tempo indispensabili per praticare la bachicoltura. Le ginestre hanno lasciato spazio ad un triste panorama fatto di tetri capannoni e di strade congestionate da un traffico interminabile.

A peggiorare ulteriormente una situazione già compromessa è giunta poi la notizia dell’avviso favorevole del Dipartimento del Territorio per l’insediamento del nuovo maxi stabilimento della Distico SA. L’azienda del gruppo Swatch investirà 53 milioni per realizzare un capannone di tre piani che occuperà 10’257 metri quadrati e disporrà di 140 parcheggi scoperti. Nel comunicato stampa diramato dal colosso orologiero si legge che l’attuale sede di Taverne verrà chiusa e che lo spostamento a Genestrerio è finalizzato ad avvicinarsi “al luogo di provenienza dei lavoratori”. Il tutto viene giustificato con una ridicola motivazione secondo la quale così facendo si sgraverebbe il traffico “sugli assi di percorrenza del Luganese e del Mendrisiotto”.

Al contrario, l’insediamento della Distico rischia invece di far collassare il fragilissimo equilibrio della tratta Stabio-Mendrisio, che già ora si trova in una situazione insostenibile. Ne sanno qualcosa gli abitanti del vicino quartiere di Ligornetto, il cui Consiglio comunale, nell’ultima seduta della propria storia, decise la chiusura al traffico pendolare del nucleo del paese, che, con la sua caratteristica pianta ad Y e la presenza del Museo Vela e di Casa Pessina, è considerato un luogo di indubbio pregio artistico.

Creazione di posti di lavoro poco qualificati e destinati unicamente alla manodopera frontaliera, assenza di contratti collettivi di lavoro e di un piano di mobilità aziendale, peggioramento della situazione viaria locale e della qualità di vita degli abitanti di Genestrerio, Ligornetto e dei Comuni limitrofi di Novazzano e Stabio: perché dovremmo accettare l’insediamento di questo ennesimo capannone? Sono queste le “aziende ad alto valore aggiunto” che vorremmo vedere insediarsi anche nel vicino comparto di Valera? Non per noi Verdi che – come nel recente passato – ci opporremo a questo progetto. Non abbiamo intenzione, infatti, di bere l’amaro calice di questo ennesimo sfregio al nostro territorio. E che sia cicuta o infuso d’avornio poco importa: in questo caso gli effetti sarebbero gli stessi.
 

Andrea Stephani
Consigliere comunale I Verdi, Mendrisio