Il problema di legittimità democratica nei piani di agglomerato: scelte politiche, tecniche e finanziamenti
Grazie presidente, consiglieri di Stato, colleghi e colleghe,
Il processo pianificatorio legato ai piani di agglomerato ha un problema di legittimità democratica sia a livello di scelte politiche e tecniche che di finanziamento. Questo dato di fatto può essere solo in parte spiegato dalla complessità tecnica dei dossier e da una loro necessaria trattazione a livello di agglomerato dove non vi è una rappresentanza democratica eletta che può esprimersi su contenuti e finanziamenti. A sua volta la cittadinanza non può essere interpellata in votazione popolare a livello di agglomerato. Come ben sappiano un referendum al livello dell’agglomerato non è infatti previsto dalla nostra legislazione. Crediti di progetti d’agglomerato possono quindi difficilmente essere contestati dalla popolazione di un singolo comune in quanto rischiano di compromettere il puzzle complessivo ideato a livello di agglomerato e da cui dipendono anche i finanziamenti federali. Se in questo particolare contesto anche gli strumenti partecipativi sono limitati ecco che abbiamo un vero e proprio problema democratico. Quando poi questi piani di agglomerato giungono sui banchi del Gran Consiglio, essi sono il risultato di anni di lavori e discussioni nelle CRT o commissioni d’agglomerato e modificare qualcosa a livello di rapporti commissionali è assai difficile oltre che contestato dal direttore del DT che definisce tali interventi come «azioni fatte in zona Cesarini». Insomma in Gran Consiglio può solo approvare o bocciare, cercare di migliorare è un esercizio sgradito. Vien quindi da chiedersi quando è il momento adatto in cui la cittadinanza, i partiti e i portatori di interesse possono discutere e condividere le loro proposte e le loro critiche.
Il piano di agglomerato del Luganese è purtroppo uno o forse l’unico di questi esempi negativi. L’iniziativa dell’ex collega Lepori prende spunto da queste oggettive criticità. Come già riferito dai colleghi Durisch e Mobiglia lo stesso DT ha recentemente criticato apertamente l’assenza di processo partecipativo e di un ampio coinvolgimento attivo con Cantone e Comuni.
L’iniziativa pur avendo colto bene le criticità ha delle richieste che implicano un’attuazione piuttosto complicata. Se da un lato è ragionevole evitare di stravolgere la situazione attuale, dall’altro per noi Verdi deve diventare centrale la quinta richiesta che chiede una maggiore partecipazione della popolazione al processo pianificatorio. Essa può essere valorizzata senza grossi sconvolgimenti legislativi e complicate costruzioni amministrative. Le conclusioni del rapporto commissionale si focalizzano principalmente su questo aspetto. La commissione nelle sue conclusioni ha formulato delle richieste di parziale accoglimento dell’iniziativa che consideriamo complessivamente piuttosto blande e poco vincolanti sia a livello di coinvolgimento preliminare dei portatori di interesse che di consultazione pubblica una volta disponibile il rapporto intermedio. Entrambe le possibilità partecipative hanno dato però prova di essere efficaci e utili nei piani agglomerato dove sono già state adottate. Si tratta quindi di buone pratiche utili e sperimentate. Ciò nonostante il rapporto prevede solo la possibilità di coinvolgimento di tutti “i portatori di interessi legati al territorio” e la richiesta al CdS di valutare di rendere obbligatoria la fase di informazione e partecipazione del rapporto intermedio. Questo ci sembra proprio il minimo sindacale, frutto di un compromesso in cui lo spirito dell’iniziativa va quasi a perdersi. Da qui la nostra firma con riserva. In conclusione sciolgo comunque la nostra riserva e invito questo Gran Consiglio ad approvare il rapporto che propone comunque un minuscolo passo in avanti. Per cogliere meglio lo spirito dell’iniziativa evidentemente auspichiamo che venga approvato anche il nostro emendamento che presenterò in seguito.
Matteo Buzzi
Emendamento
Grazie presidente,
come ho già avuto modo di dire nel mio intervento in precedenza, la partecipazione della popolazione al processo pianificatorio è fondamentale per poter raccogliere il maggior numero di suggerimenti e proposte. Permettere nei vari stadi pianificatori dei piani d’agglomerato una ampia partecipazione con può che ripercuotersi positivamente sulle proposte pianificatorie e identificare criticità , aumentando il grado di accettazione dell’intero progetto e quindi riducendo eventuali opposizioni sia politiche che tramite ricorsi. Una pianificazione maggiormente partecipativa non potrà che essere di qualità superiore e godere di maggiore consenso tra la popolazione.Nell’ultima tornata dei Programmi d’agglomerato, ovvero quelli di quinta generazione, il processo partecipativo è stato esteso con serate a cui erano invitati nella forma del workshop molti portatori d’interesse già nella fase iniziale con l’obiettivo di selezionare le misure più condivise da portare avanti. Ufficializzare questa possibilità per tutte le CRT è perciò un passo importante per un approccio partecipativo come richiesto dall’iniziativa. Buone pratiche come questa sviluppate e sperimentate positivamente in alcuni piani di agglomerato devono quindi essere estese a tutte le realtà cantonali d’agglomerato e rese obbligatorie.Oltre al coinvolgimento in fase iniziale è importante anche un coinvolgimento più ampio al momento in cui è disponibile il rapporto intermedio. Con questo emendamento si chiede quindi anche di rendere obbligatoria la fase di informazione e partecipazione del rapporto intermedio anche se il Programma d’agglomerato non contiene misure che necessitano della modifica del Piano direttore. Proprio perché i piani di agglomerato hanno un problema di legittimità democratica è fondamentale generalizzare le buone pratiche partecipative e renderle obbligatorie. Per questi motivi vi invito ad approvare l’emendamento.