Premessa

Da mesi sono emerse pubblicamente le difficoltà finanziarie manifestate dal Consiglio di Fondazione Giorgio Varini e dalla direzione della Clinica di Orselina. Difficoltà che hanno portato anche a diversi licenziamenti.

Tra le criticità palesate – oltre agli aspetti preminentemente economici – emerge la difficoltà di gestire contemporaneamente quattro diversi mandati di prestazione.

Apprendiamo ora la situazione delicata inerente agli ospiti e ai familiari del Foyer per invalidi della Clinica Varini che – dopo aver appreso della volontà di rinunciare a due dei quattro mandati – si trovano in una specie di limbo dovendo affrontare una situazione di assoluta incertezza sul futuro della Casa medicalizzata che li ha accolti.

 

Le testimonianze e le preoccupazioni

Varie lettere che esprimono questa comprensibile preoccupazione sono state recapitate al Dipartimento della sanità e della socialità (DSS) e in parte riprese da La Regione del 26 e del 27 giugno 2024:

“Dopo quasi due anni di trasferimenti da un ospedale all’altro, qui ci siamo sentiti finalmente a casa”.

“Da quando mia sorella è stata ricoverata nel reparto foyer grandi invalidi della Clinica Varini, grazie al supporto medico, infermieristico, terapeutico e riabilitativo di tutto il personale, abbiamo potuto notare dei grandi miglioramenti rispetto a quando era ricoverata altrove”.

“Il personale è molto preparato e attento alle situazioni personali di ogni ospite, buona parte dei quali necessitano di un’assistenza continua. Particolare attenzione viene data al rapporto con le famiglie, coinvolte nelle attività proposte. Questo è un luogo in cui ogni ospite trova un supporto di qualità, con competenze specifiche per ogni sua necessità”.

 

Questa situazione estremamente positiva sembra però improvvisamente crollare di fronte alle incertezze sul futuro:

“Solo noi che frequentiamo giornalmente il foyer possiamo capire fino a che punto i tagli del personale stanno mettendo sotto pressione chi è rimasto.”

“L’idea che poi il foyer possa venire addirittura chiuso ci ha tolto il sonno. Dove andranno i nostri congiunti? Chi si prenderà cura di loro con la stessa capacità che qui è maturata nei mesi e negli anni?”

“Se io sto nel Locarnese posso organizzarmi e rimanere in clinica per diverse ore al giorno. Ma se vi fosse un trasferimento nel Sottoceneri o, peggio, in Svizzera interna, sarebbe una tragedia per tutti, ospiti e familiari!”

 

Molta confusione

La situazione di incertezza e di sofferenza di ospiti e familiari è amplificata da informazioni che non sempre sembrano coincidere.

Da un lato, i Responsabili della clinica hanno chiaramente espresso pubblicamente le loro intenzioni a medio-lungo termine di rinunciare alla Casa medicalizzata per invalidi. Formalmente la decisione non è ancora stata presa, ma le intenzioni sembrano essere chiare: le famiglie sono state informate dalla Clinica stessa e la domanda sembra non essere “se”, ma “quando e come”.

Dall’altro, l’Ufficio degli invalidi del DSS dichiara – sempre su La Regione – che “attualmente lo scenario di nuova organizzazione non prevede una dismissione della casa medicalizzata Lispi (Legge sull’integrazione sociale e professionale degli invalidi nel nostro caso denominato Foyer per invalidi)”.

 

Anche sui motivi di questa annunciata rinuncia non sembrano esserci informazioni coerenti. Data per acquisita la difficoltà di gestire contemporaneamente più mandati (situazione peraltro comune a diverse altre realtà sociosanitarie), non è chiaro se le condizioni di finanziamento da parte del DSS abbiano un ruolo nella rinuncia o meno.

Da un lato, sempre l’Ufficio degli invalidi dichiara che “(…) negli ultimi cinque esercizi il settore invalidi (della Clinica Varini, N.d.R.) ha sempre chiuso con un pareggio di esercizio. Ciò significa che il contributo globale concesso tramite il contratto di prestazione è stato sufficiente per coprire i costi generati”.

Dall’altro, il Direttore della clinica afferma che “va sottolineato che la Clinica Fondazione Varini negli ultimi anni ha generato perdite d’esercizio, legate a maggiori prestazioni e spese effettuate rispetto ai finanziamenti riconosciuti con i contratti di prestazione” e che “Abbiamo deciso di non erogare più alcuni servizi, come ad esempio la stimolazione basale, che negli ultimi anni ha rappresentato un’offerta importante della nostra Clinica. Il servizio, il cui costo non è più sopportabile, veniva offerto gratuitamente agli ospiti”.

Nascono quindi anche delle perplessità rispetto ai tagli di personale di servizi già implementati nella struttura.

 

Paradossalmente, oltre alle difficoltà emerse nel management passato alle quali la clinica sta rispondendo – suscitando le preoccupazioni di utenti e famigliari – dalle diverse testimonianze pubblicate emergono la serietà, la professionalità e la qualità dell’istituto e del suo personale. Un valore aggiunto che va difeso e per il quale chiediamo l’impegno di tutte le parti in causa.

 

  1. Il Consiglio di Stato è in grado di rassicurare le persone e i familiari coinvolti che nel 2025 non verrà chiuso il foyer per invalidi della Clinica Varini?
  2. Corrisponde al vero che la Fondazione Giorgio Varini ha presentato un piano preciso nel quale preannuncia la volontà di rinunciare a medio termine al mandato per il Foyer invalidi? In caso affermativo come è possibile che il capo dell’Ufficio invalidi non ne sia informato?
  3. Quale sarà la tempistica e l’iter previsto per trovare una soluzione condivisa tra Clinica e DSS? Gli ospiti e i familiari verranno coinvolti? In che modo? Che accompagnamento verrà assicurato a queste persone direttamente coinvolte?
  4. La qualità del servizio offerto nel frattempo (dotazione di personale e servizi offerti) corrisponde alle Direttive cantonali? Sono stati effettuati degli accertamenti da parte dell’Ufficio degli invalidi e dell’Ufficio del medico cantonale in questi ultimi mesi?
  5. Come valuta il Consiglio di Stato la rinuncia immediata, se confermata, da parte della Clinica di offrire alcuni servizi e prestazioni, in particolare la rinuncia alle terapie di stimolazione basale, ossia sovente dell’unica maniera per ospiti con gravi o gravissime compromissioni psicofisiche di sviluppare una forma di comunicazione e di sviluppo individuale?
  6. Il Foyer per invalidi della Clinica Varini è sussidiato integralmente dal Cantone tramite un contratto di prestazione? Il Contratto di prestazione permette di coprire integralmente tutti i costi generati? Se no, perché? Come vengono coperti?
  7. Il Consiglio di Stato ritiene che il contributo globale concesso tramite il Contratto di prestazione stipulato nel 2024, nonostante le note misure di risparmio, sia sufficiente per garantire la stabilità finanziaria del Foyer per invalidi della Clinica Varini?
  8. Sono previsti ulteriori tagli nel preventivo cantonale 2025 che potrebbero mettere ulteriormente in difficoltà la Clinica Varini, o in generale gli altri enti gestori di strutture Lispi, anche tenuto conto delle preoccupazioni già espresse in vista dei tagli del preventivo 2024?
  9. È prevista da parte del Consiglio di Stato una semplificazione e uniformizzazione degli oneri amministrativi tra i differenti mandati, in modo da ridurre la burocrazia a carico degli enti gestori?
  10. Il Consiglio di Stato intende adoperarsi attivamente per assicurare un futuro al Foyer per invalidi della Clinica Varini e scongiurarne la chiusura? Se i suoi sforzi non giungessero a buon fine, come pensa di sopperire all’eventuale perdita di questo importante servizio?
  11. Laddove dei reparti sono già stati chiusi e altri sembrerebbero poter essere chiusi a breve, esiste un ricollocamento facilitato del personale in altre strutture?

Ringraziando per l’attenzione e per le risposte, porgiamo i nostri più cordiali saluti

 

Laura Riget e Samantha Bourgoin

con:

Giulia Petralli, Claudio Isabella, Luca Renzetti, Tamara Merlo, Massimo Mobiglia, Amalia Mirante, Roberto Ostinelli, Omar Balli e Josef “Beppe” Savary.