Il settore socioeducativo svolge un ruolo fondamentale nell’accompagnamento, sostegno e inclusione di persone che si trovano in situazioni di vulnerabilità: giovani in difficoltà, persone con disabilità, individui con dipendenze o affetti da disturbi psichici. Gli operatori e le operatrici attivi in questo ambito sono quotidianamente confrontati con contesti complessi e delicati, dove le relazioni interpersonali possono sfociare in situazioni di forte tensione emotiva, disagio o, nei casi più estremi, in episodi di aggressività, verbale o fisica.

Anche in Ticino, la crescente esposizione del personale socioeducativo a tali rischi ha suscitato un progressivo aumento dell’attenzione verso i temi della sicurezza sul lavoro e della tutela dell’integrità psicofisica degli operatori. Proprio in questo senso si rilevano segnali di consapevolezza e l’avvio di iniziative volte a prevenire e gestire situazioni di rischio (iniziative già sviluppato in altri contesti sanitari). Tuttavia, tali interventi risultano spesso frammentari e disomogenei, variando da ente a ente in funzione delle risorse disponibili, della sensibilità interna o delle esperienze pregresse.

In questo contesto, emerge la necessità di una visione più organica e coordinata da parte delle autorità cantonali, che tenga conto delle diverse realtà operanti sul territorio e che possa fungere da riferimento comune per promuovere standard minimi di sicurezza, formazione e supporto. L’assenza di una strategia cantonale chiara e condivisa rischia infatti di lasciare scoperti sia i professionisti coinvolti sia le persone da loro accompagnate, compromettendo la qualità del servizio socioeducativo stesso. Tenuto conto della complessità e delicatezza di queste professioni, chiediamo al Consiglio di Stato:

  1. Quali misure sono attualmente in vigore all’interno dell’amministrazione cantonale per la tutela del personale socioeducativo (ad esempio educatori, assistenti sociali, curatori, personale agli sportelli) rispetto al rischio di violenza sul posto di lavoro?
  2. Sono previsti protocolli specifici per la gestione di episodi di violenza agita nei confronti del personale da parte di utenti? Se sì, quali sono i contenuti principali?
  3. Il Governo ha fornito raccomandazioni o linee guida agli enti socioeducativi sussidiati per la protezione del personale? Se sì, con quali modalità e contenuti?
  4. È previsto un sostegno finanziario agli enti sussidiati per l’implementazione di misure di prevenzione e gestione della violenza (formazione, consulenze, supporto psicologico, strumenti tecnologici specifici etc.)?
  5. Sono disponibili strumenti di supporto psicologico o supervisione specifica per il personale coinvolto in situazioni di violenza o alta tensione? Questi strumenti sono garantiti, accessibili e forniti da professionisti esterni qualificati?
  6. Il Consiglio di Stato intende promuovere una riflessione o una valutazione sistematica sul tema della sicurezza nei contesti socioeducativi, al fine di individuare eventuali lacune e buone pratiche replicabili?
  7. È prevista la rivalutazione degli effettivi di personale per far fronte all’aumento di casi di difficile gestione che mette, tra l’altro, in pericolo il resto dell’utenza?
  8. Il Governo monitora anche le misure adottate per tutelare l’utenza rispetto a eventuali comportamenti violenti o inappropriati da parte del personale, e/o tra utenti? Se sì, quali approcci e metodologie vengono utilizzati?

Giulia Petralli