
Sperimentazione della cannabis: dopo vent’anni ancora la testa sotto la sabbia
Le opinioni dall’inizio del dibattito sono leggermente evolute: inizialmente veniva attaccato il progetto di sperimentazione, sostenendo che vi fosse il rischio di esposizione incontrollata (pur considerando le paginate fitte di condizioni e gli attuali 7 progetti pilota in corso, i quali si stanno svolgendo senza problematiche). Poi ad essere problematiche sono diventate le tempistiche, poiché il processo di ricerca di un progetto e di approvazione da parte della commissione etica avrebbe preso troppo tempo. Ora che di progetti in lizza ce ne sono due e che vi è pure l’ok della commissione etica rimane soltanto l’ultima opposizione, per cui tale progetto non dovrebbe essere necessariamente sostenuto dal Cantone. Una posizione netta e pulita, forte del confronto con gli altri progetti pilota nel resto della Svizzera, ma che sembra nascondere piuttosto una radicata insofferenza alla tematica del consumo di cannabis in generale.
Le motivazioni variano: studi puntuali a sostenere i rischi per la salute, in particolare la salute mentale, ad evidenziarne il ruolo di droga di passaggio, ma alla fine il problema principale è il timore di essere apertamente favorevoli e tolleranti per una droga che non sembra di godere della garanzia di un’analisi ad ampio respiro, alla consultazione di tutti i dati e non solo alcuni: una droga che esiste, viene consumata, il cui consumo problematico – soprattutto da parte di minori – va eliminato, ma per cui non sembra valere la pena di promuovere una sperimentazione.
La cannabis può causare psicosi e vi è il rischio di un consumo problematico? Certamente. Esattamente come con altre sostanze che al giorno d’oggi sono legali e culturalmente accettate come alcolici e tabacco. Ma proprio grazie al cambio di paradigma, da una cieca repressione ad una trasparente sensibilizzazione e presa a carico, dal mettere al centro le sostanze al mettere al centro il comportamento – ciò che abbiamo lodato nel piano di gestione delle tossicomanie – è proprio in virtù di questo cambio di paradigma che va svolto un lavoro legislativo informato per sanare le incongruenze giuridiche.
E ad informare sono i dati: qui il motivo di sostenere una sperimentazione. Una sperimentazione che risponde anche all’importante criterio di dover essere rappresentativa: il Canton Ticino, quale Cantone di confine, quale popolazione dalle evidenti caratteristiche socioeconomiche, quale luogo dal clima mite si presta per rilevare le specifiche “tendenze regionali” richieste dall’Ufficio federale della sanità pubblica. E per non arrivare ai prossimi sviluppi della legiferazione federale completamente sforniti di una prospettiva.
Naturalmente nel dibattito è importante sempre sottolineare cosa stiamo votando oggi: per accordare la possibilità di avviare dei progetti pilota di sperimentazione del consumo regolamentato di cannabis in Canton Ticino. È tuttavia inevitabile contestualizzare la tematica all’interno del contesto legislativo federale: un contesto che ad oggi considera la cannabis uno stupefacente se contenente più dell’1% di tetraidrocannabinolo. Un contesto dove il consumo non è criminalizzato, ma comunque se scoperto può essere sottoposto ad una multa disciplinare. Dove la cannabis può essere prescritta in campo medico, ma rimane uno stupefacente e le e gli specialisti non osano farlo. Dove per decenni si è deciso di non decidere, lasciando la situazione in una condizione di torbidità.
Una torbidità che potremmo oggi, anche se con un piccolo passo, sanare. Un timore generalizzato e un’indisposizione culturale che potremmo oggi, anche se con un piccolo passo, superare.
Per i motivi indicati sosterremo il rapporto Petralli-Forini per appoggiare i progetti pilota di sperimentazione.
Intervento di Nara Valsangiacomo