LETTERA APERTA AL CONSIGLIO DI STATO

Onorevoli Consiglieri di Stato,

soprattutto per gli uomini, e per questo la notizia non passerà sicuramente inosservata, nelle prime 46 settimane dell’anno la speranza di vita1 in Ticino è diminuita drasticamente, per la prima volta dal 1918 ( influenza Spagnola). Infatti gli uomini perdono oltre un anno e mezzo di vita, passando da 82,6 a 80,9 anni, mentre le donne perdono mezzo anno di vita passando da 85,6 a 85,1 anni. Secondo il Direttore dell’Istituto di demografia di Ginevra Philippe Wanner che ha condotto lo studio, il fenomeno è del tutto eccezionale perché è raro che nel nostro Paese la speranza di vita diminuisca – infatti siamo abituati a vederla crescere di un paio di mesi l’anno. Questo indicatore ci aiuta a capire che la pandemia virale del Covid-19 non ha colpito solo i più fragili ma, fra le 615 persone che finora in Ticino il virus ha strappato alle proprie famiglie, molte avrebbero potuto vivere più a lungo. L’indicatore inoltre posiziona il Ticino come il Cantone più colpito in Svizzera. Facendo poi un confronto internazionale della mortalità in eccesso, rispetto agli anni precedenti, vediamo la Svizzera superare tutti i Paesi confinanti e addirittura al primo posto davanti a Svezia e Stati Uniti, il che non è di sicuro un vanto.

Sorpende quindi il tentativo, più o meno mascherato ma purtoppo ben presente in tutta la Svizzera, di mettere al primo posto l’economia, pensando che poi, se il sistema sanitario non dovesse reggere, prenderemo altre misure. Stiamo ormai vivendo le seconda ondata portatrice di ancora più morte rispetto alla prima, e come lo sta mostrando la stagnazione ormai in atto, l’imminenza delle Feste mostra scientificamente che se non riuscissimo a diminuire drasticamente contagi e ricoveri, il sistema sanitario non reggerebbe la terza ondata di contagi, data ormai per scontata dopo Natale.

Essere gli ultimi della classe a difendere la salute delle nostre cittadine e dei nostri cittadini – anche se involontariamente, le cifre nel confronto internazionale parlano ormai chiaro e non si tratta purtroppo di illazioni –  non ci fa migliori garanti dell’economia, anzi. La mancanza di scelte chiare e l’assenza di garanzia delle giuste protezioni economiche per aziende e collaboratori che si vedono limitare le attività, ipoteca più a lungo termine la ripresa economica del Paese come lo dimostrano i due esempi all’opposto di Svezia e Cina. I primi, come evidenziato dalle informazioni di questi giorni, non avendo adottato misure dastiche si trovano ora con un sistema sanitario al collasso; i secondi, che con le misure draconiano hanno stoppato i contagi, sono tornati ad una crescita economica invidiabile, la migliore degli utlimi 6 anni.

Per i Verdi del Ticino non si tratta quindi di scegliere se mettere al primo posto la salute fisica e mentale delle cittadine e dei cittadini o, i pure legittimi interessi economici di tutti noi, perché non si può prescindere dai primi senza prendersi a carico anche i secondi. Per raggiungere però questi obiettivi, le misure ventilate dal Consiglio Federale e dal Consiglio di Stato, non sono sufficienti, indipendentemente da chi questa settimana dovesse vincere il balletto delle cifre, tra orari di apertura e chiusura imposti a negozi o ristoranti. Le coperture economiche dell’economia devono essere prese a carico dalla Confederazione, ma se quest’ultima non dovesse accettare di farlo con il corretto tempismo, con il coraggio che ha saputo dimostrare in primavera, il Consiglio di Stato deve scegliere e prendersi a carico l’onere, per il bene di tutti noi.

Prima di concentrarci su misure a medio e lungo termine e di medicina preventiva che potrebbero aiutarci ad affrontare meglio le prossime sfide che ci attedono, dobbiamo far fronte immediatamente all’emergenza sanitaria, rallentare drasticamente il numero di incontri e possibilità di contagio, ridurre il numero di morti e dare un sollievo immediato a medici e infermieri.

Stimato Consiglio di Stato, per proteggere le fasce di popolazione più fragili e non solo, diminuire il più possibile la mortalità e dare sollievo immediato al sistema sanitario, è indispensabile ridurre ulteriormente le possibilità di contagio e di propagazione della pandemia Covid-19 e così scongiurare l’arrivo precoce della terza ondata quando ancora la seconda è in pieno svolgimento. Tenuto conto che il Ticino sta vivendo una propagazione del virus tra le più elevate a livello mondiale, non c’è più tempo per tergiversare.

A questo scopo i Verdi del Ticino chiedono al Consiglio di Stato, oltre alle misure già in vigore, di adottare da subito e fino a data da definire:

  1. l’insegnamento in remoto nel post obbligatorio in tutto il Cantone (anche per sgravare i mezzi di trasporto pubblici);
  2. l’obbligo del telelavoro per tutte le attività dell’economia pubblica e privata, in cui ciò è possibile;
  3. l’obbligo della mascherina sia all’interno che all’esterno degli edifici
  4. la chiusura delle attività nei settori del commercio e dei negozi per tutti i beni che non siano di prima necessità con le relative coperture economiche per le aziende e i collaboratori, con un’indennità per lavoro ridotto del 100% per salari inferiori a 5000 franchi al mese;
  5. la chiusura delle attività nei bar, nella ristorazione e nell’alberghieria e le relative coperture economiche per le aziende e i collaboratori, con un’indennità per lavoro ridotto del 100% per salari inferiori a 5000 franchi al mese;
  6. la chiusura di tutte le attività sportive di gruppo con più di 5 persone (incluse palestre e centri fitness)  salvo quelle degli sport professionistici;
  7. l’apertura degli impianti si sci in misura del 50% della capacità, assembramenti o gruppi di al massimo 5 persone sulle piste, bar e ristoranti sono chiusi;
  8. la chiusura di Casino, case da gioco e locali della prostituzione;
  9. un maggiore controllo dei piani pandemici in tutti i settori che rimangono aperti, con sanzioni severe in caso di non osservanza;
  10. l’obbligatorietà della messa a disposizione di disinfettanti in tutti i mezzi di trasporto pubblici.

Tutte queste limitazioni devono ottenere un giusto e adeguato compenso per permettere a imprese, indipendenti e collaboratori, di sopravvivere economicamente a questa situazione di emergenza che cade in un momento particolare dell’anno. Le indennità di lavoro ridotto devono essere del 100 %, e non dell’ 80%, per salari inferiori ai 5’000 franchi mensili.

Ringraziando per il coraggio e l’audacia dimostrata durante la prima ondata, chiediamo fiduciosi  che il Ticino e il suo Governo tornino ad essere precursori, mostrando la via, alla Confederazione e per tutti Cantoni.

Auguriamo, compatibilmente al periodo difficile che stiamo vivendo, Serene Feste.

Per I Verdi del Ticino, i co-coordinatori

 

Samantha Bourgoin e Matteo Buzzi 

Note: 1 L’ indicatore si riferisce al numero medio di anni di vita di un essere umano alla nascita e si calcola di solito su base annuale. I calcoli si basano sui più recenti dati dell’Ufficio federale di statistica (che arrivavano sino alla 46esima settimana, cioè a domenica 15 novembre), e sono stati eseguiti dell’Istituto di demografia di Ginevra che li ha presentati in anteprima alla RSI.
In Ticino, gli uomini negli ultimi 10 anni (media 2011-2019) hanno vissuto mediamente sino a 82,6 anni.  Nei primi 11 mesi del 2020 la speranza di vita è scesa a 80,9 anni, ovvero di oltre un anno e mezzo. Per le donne, invece la speranza di vita media negli ultimi 10 anni era poco più di 85,6. Sino a metà novembre è scesa a 85,1, perdendo così mezzo anno di vita.

“Anche se l’anno non è ancora terminato – spiega il Direttore dell’Istituto Philippe Wanner – possiamo dire che fino ad oggi questo crollo stupisce, è un fenomeno del tutto eccezionale che non osserviamo mai nemmeno in un’epidemia di influenza, anche in quella, la più forte, del 2015 ad esempio. È raro che la speranza di vita diminuisca, tanto più di un anno. Questo indicatore dimostra dunque l’impatto che ha avuto l’epidemia di Covid-19 sulla durata media di vita dei ticinesi e delle ticinesi”.

https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Covid-crolla-la-speranza-di-vita-13667470.html