Intervento in aula di Giulia Petralli come relatrice di maggioranza

In poche parole, le iniziative in discussione chiedono che i servizi di assistenza e cure a domicilio d’interesse pubblico e le case per anziani siano coordinate da un direttore sanitario. L’intento degli iniziativisi è quello di controbilanciare la forte presenza del direttore amministrativo nelle strutture, dando quindi al direttore sanitario più oneri e responsabilità nella gestione delle strutture sociosanitarie. 

Attualmente, all’interno degli istituti per anziani e nei servizi di assistenza e cure a domicilio, vige una direzione unica e congiunta specificatamente tra il direttore sanitario e quello amministrativo, così come sancito dall’art. 81 della Legge sanitaria. 

In particolare, sia nei SACD che nelle CpA, il direttore sanitario, sulla base del mansionario rilasciato dal medico cantonale, ha il compito di assicurare il rispetto dei diritti dei pazienti e il dovere di diligenza degli operatori sanitari. Vigila inoltre su tutti gli aspetti sanitari e ne assicura il coordinamento e la conformità con la Legislazione sanitaria cantonale e federale. Contrariamente, il direttore amministrativo è chiamato a occuparsi, del lato amministrativo, del servizio tecnico o dei servizi alberghieri. 

La normativa vigente, dunque, attribuisce alla direzione sanitaria i suoi doveri d’intervento così come stabilisce alla stessa il dovere di collaborare e informare il direttore amministrativo, in base al proprio ramo di competenze. 

Ciò detto, la commissione ha effettivamente rilevato il problema sollevato nelle premesse che hanno spinto gli iniziativisi a inoltrare gli atti parlamentari in discussione, ovvero la scarsa percentuale di presenza del direttore sanitario nelle strutture.  Nonostante ciò, la Commissione è dell’avviso che attribuire ulteriori compiti – di carattere burocratico e amministrativo – alla direzione sanitaria, incaricandola di vigilare su tutti gli aspetti concernenti gli istituti di cura e su tutto il personale attivo, non è la soluzione più consona a migliorare l’efficienza e la qualità delle cure erogate. In altre parole, la proposta avanzata nelle due iniziative non risolve il problema, anzi potenzialmente lo aggrava, dato che nel poco tempo che il direttore sanitario passa in struttura si vedrebbe affidati ulteriori compiti amministrativi e burocratici, anziché sanitari. 

La commissione si è comunque chinata sulla ricerca di una soluzione e previa consultazione con l’Associazione dei direttori delle Case per anziani della Svizzera italiana, invita il Consiglio di stato ad aggiornare il mansionario dei direttori della CpA e dei SACD pubblici che orami è invariato dal 2008, così come invita il Consiglio di stato a regolarizzare e sussidiare una maggiore percentuale oraria, che il direttore sanitario deve passare nelle strutture per anziani e nei SACDip.

Infine, si chiede di valutare la possibilità di concedere anche al personale infermieristico specializzato, e non solo quindi a chi possiede un titolo FMH, di incaricarsi della direzione sanitaria delle CpA, così come già avviene per i SACDip. Per fare ciò, la commissione propone di avviare una consultazione all’interno delle strutture per anziani.