Solamente il 2% della popolazione respira in condizioni che rientrano nelle linee guida dell’OMS per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria. 30 milioni di persone vivono in aree che superano tale limite di ben quattro volte, cosa che ogni anno causa circa 400mila morti. Si tratta di decessi evitabili, una stima che non include milioni di casi di persone che convivono con vasta gamma di problemi di salute, dalle malattie cardiache e polmonari, al cancro e al diabete, dalle depressione al deterioramento cognitivo. L’impatto è spesso avvertito in modo sproporzionato da coloro che vivono in situazione precarie, al limite della povertà, poiché hanno maggiori probabilità di vivere in aree dove l’inquinamento atmosferico è peggiore.

Le polveri fini sono minuscole particelle sospese nell’aria, generate perlopiù dalla combustione dei carburanti fossili e sono talmente microscopiche che possono attraversare i polmoni ed entrare nel flusso sanguigno, colpendo quasi tutti gli organi. Le principali fonti sono legate ad attività umane quali traffico, industria, riscaldamento ma anche agricoltura.

Si tratta di una grave crisi di salute pubblica: la maggioranza delle persone in Europa respira aria inquinata. Eppure in Svizzera non soffia alcun vento del cambiamento. Se ad inizio settembre l’UE ha votato per adottare le linee guida dell’OMS entro il 2035 e fissare un limite giuridicamente vincolante per le concentrazioni annuali di polveri fini qui in Svizzera tutto tace.

Le città generano tra il 13 e il 24% del proprio inquinamento atmosferico, il resto proviene dalle costruzioni e dal traffico stradale, dalle emissioni dei trasporti marittimi o arriva trasportato dal vento. Per questo diverse città europee, tra cui notoriamente Londra e Milano, stanno facendo diversi passi avanti per affrontare l’inquinamento atmosferico, dall’introduzione di zone a bassissime emissioni a programmi di riduzione del traffico che promuovono la mobilità lenta e favoriscono i mezzi pubblici, le vie ciclabili e gli spostamenti a piedi.

Anche le aree rurali sono toccate dall’inquinamento dell’aria, e questo potrebbe risultare sorprendente. La principale fonte? L’ammoniaca proveniente dalle aziende agricole, in particolare a causa degli allevamenti, così come del letame e dei fertilizzanti che vengono sparsi sui campi. Per ridurne il rilascio basterebbe iniettare il letame nel terreno anziché spargerlo, vietare l’uso dell’urea come fertilizzante e ridurre i prodotti d’origine animale che mangiamo.

La politica esita a intraprende azioni più incisive, sostenendo che negli ultimi decenni si siano fatti importanti progressi nel tentativo di ridurre l’inquinamento dell’aria. Eppure rappresenta ancora un rischio significativo per la salute delle persone, anche a livelli relativamente ‘bassi’.