Viviamo da sempre accompagnati da tanti piccoli batteri e da virus dei quali non ci accorgiamo neppure fino a quando ci mettono a terra, obbligandoci a giorni di febbre, piumone e tè caldi. Nel caso del famigerato Covid 19, questa invisibilità del virus è sparita, assurgendo agli onori delle cronache in virtù della sua particolare virulenza, e dello spillover che gli ha fatto compiere un passaggio di specie, dai pipistrelli a noi forti e fragili esseri umani. Quindi, al contrario di altre influenze stagionali, ne sentiamo parlare continuamente: ci condiziona la vita con divieti imposti e con accresciute misure di igiene e di distanziamento, con serate cancellate e con volti nascosti dalle mascherine sanitarie. Questa situazione perdura ormai da alcuni mesi, e iniziamo tutti ad esserne un po’ provati: ci sentiamo scoraggiati, affaticati, un po’ soli per via di tutte le occasioni sociali che vengono a cadere, meno spensierati, meno ottimisti: quando è stata l’ultima volta che avete fatto una bella risata di gusto con gli amici, o che avete sentito una risata spensierata per strada? Quando è stata l’ultima volta che avete abbracciato un amico senza bloccarvi prima dei saluti per non rischiare di contagiarlo o di contagiarvi? Il Covid vive da mesi con noi, dal febbraio di quest’anno che più che un anno pare una prova di resistenza stile Hunger games, molto presente nelle nostre menti, anche di chi non l’ha ancora incrociato di persona. In psicologia sappiamo bene che quanto più si rimugina un pensiero negativo, tanto più esso viene rafforzato: se invece si riesce ad ignorarlo occupandosi d’altro, lo si fa morire di fame, Senza diventare negazionisti o incoscienti, dobbiamo cercare di coltivare il positivo, e prendere atto che in ogni momento della nostra storia personale e nella storia dell’umanità esistono degli ostacoli, ma che la creatività umana riesce a superarli con la resilienza, con la forza di sopportazione e con il trovare spiragli positivi. Mentre evitiamo occasioni di contagio e seguiamo le direttive cantonali e federali in merito alle misure igieniche, cerchiamo di non farci travolgere dalle troppe notizie e dai troppi dati in termini di numero dei contagiati, degli ammalati gravi e dei morti. Pensiamo a portare avanti la nostra vita, dando conforto alle persone vicine a noi e ringraziando la tecnologia e la nostra società che ci permette di sentirci vicini anche se distanti. Leggiamo, studiamo, approfondiamo il rapporto con la natura, con belle passeggiate solitarie e con lunghe pause contemplative. Rafforziamo il nostro sistema immunitario con il giusto movimento, con una sana alimentazione, e con buone pratiche di respirazione e di pensiero consapevole. Ne usciremo più maturi e più forti, come sempre dopo ogni grande prova.

Claudia Crivelli Barella, psicoterapeuta asp/spv, Mendrisio

Dicembre 2020