Mendrisio risulta essere il Comune ticinese più arretrato in materia di salvaguardia dei beni culturali di interesse locale, se confrontato con i principali centri urbani del Cantone.

Mendrisio è anche uno dei Comuni ticinesi con il numero più elevato di abitazioni vuote: è al terzo posto con il tasso del 3%, battuto solo da Chiasso (4.3%) e Locarno (3.4%), mentre la media del Cantone Ticino è dell’1.59% (Statistica delle abitazioni vuote, USTAT, 26.9.2017).

Si tratta di due fenomeni generati dai poteri politico ed economico per la volontà di sfruttare il territorio tramite la rendita fondiaria, con il suo conseguente stravolgimento nei dieci ex Comuni aggregati. Il peggioramento della qualità di vita riscontrabile dagli anni Novanta del Novecento ha avuto un’accelerazione patologica negli ultimi dieci anni. La varietà dei quartieri formatisi nel corso dei secoli per lenta stratificazione è sempre più impoverita a causa della sostituzione del tessuto storico in seguito a demolizioni e costruzione di edifici di architettura dozzinale e fuori contesto. Questi interventi distruttori sono resi possibili dai dieci Piani regolatori e dalle loro norme di attuazione, che il gruppo dei Verdi ha tentato di modificare presentando una mozione per la creazione di un unico PR, che però è stata bocciata.

In merito ai beni culturali, abbiamo presentato nel 2013 la mozione «Per la protezione del patrimonio architettonico del nuovo Comune di Mendrisio» – ancora all’esame della Commissione della pianificazione – tramite la quale si chiede l’elaborazione di una variante del Piano regolatore dedicata ai beni culturali, come hanno fatto negli scorsi anni i principali centri urbani del Cantone: Lugano, Bellinzona e Locarno, sulla spinta di atti in CC e di petizioni popolari, come quella promossa dalla Società ticinese per l’arte e la natura (STAN) a Bellinzona per salvare ville e parchi storici. Nel frattempo, però, grazie alla presentazione della nostra mozione, il Municipio ha contattato l’Ufficio dei beni culturali del DT. Quest’ultimo ha trasmesso un mese fa il censimento dei beni culturali del nostro Comune, strumento di base per avviare il lavoro di selezione degli oggetti potenzialmente da tutelare. Ora, l’Esecutivo non può più perdere tempo e tergiversare, come ha fatto per decenni, e deve concretizzare il Preambolo del Regolamento comunale, che così recita: «il Comune di Mendrisio s’impegna a (…) incoraggiare una vita socioeconomica di qualità ed uno sviluppo del territorio che tenga conto del suo patrimonio storico, politico, culturale e naturale».

Se si analizza la politica fattuale del Municipio si constata che essa disattende quanto enunciato nel Preambolo. La lacuna giuridico-pianificatoria riguardante i beni culturali di interesse locale sta conducendo a situazioni di concreta minaccia a edifici potenzialmente degni di essere protetti, forse proprio per poterne disporre liberamente. Le domande di costruzione per demolire edifici di pregio storico-architettonico o per modificare la sostanza storica di ville e parchi si susseguono a ritmo sostenuto. Vi sono diversi casi, tra i quali il villino Andreoli – pregevole esempio di stile liberty per il momento fuori pericolo grazie alla lungimiranza del nuovo proprietario – che non è tuttora tutelato legalmente malgrado la richiesta del Cantone, o la licenza edilizia rilasciata recentemente per la demolizione degli stabili dell’ex garage Malacrida in via Motta.

È ovvio che se il Municipio rilascia una licenza edilizia per la demolizione o la modifica della sostanza storica di un edificio giuridicamente non tutelato, ma potenzialmente degno di essere salvaguardato come bene culturale di interesse locale, in tal modo impedisce al Consiglio Comunale di svolgere il proprio compito istituzionale assegnato dalle leggi in materia di protezione dei beni culturali e di Piano regolatore. Infatti, l’art. 20 della Legge sulla protezione dei beni culturali specifica al cpv. 2 che «il Legislativo comunale decide quali immobili di interesse locale proteggere».

Mendrisio deve finalmente seguire l’esempio degli altri principali Comuni urbani ticinesi e salvaguardare gli edifici degni di essere inventariati quali beni culturali di interesse locale e i quartieri che hanno conservato la loro struttura antica, elementi di pregio che caratterizzano ancora i suoi dieci Quartieri.

Tiziano Fontana, CC i Verdi