
Premi di cassa malati in Ticino: un’emergenza sociale e un sistema da riformare
L’aumento dei premi di cassa malati è diventato uno dei principali nodi irrisolti del nostro sistema sociale. In Ticino, in particolare, viviamo una situazione d’emergenza che si riflette nei bilanci delle famiglie, nella stagnazione dei salari e nella crescente rinuncia alle cure.
Nel nostro Cantone, i premi sono aumentati del 30.2% negli ultimi tre anni, mentre i salari sono rimasti fermi al palo. Solo per il 2025, si è registrato un incremento del 10.5%, il più alto in Svizzera, ben al di sopra della media nazionale. E tutto ciò in un contesto di inflazione diffusa che colpisce i beni essenziali tra cui affitti, energia e alimenti. È un mix esplosivo che colpisce duramente il potere d’acquisto delle persone.
In Ticino, oltre la metà delle economie domestiche spende più del 10% del proprio reddito disponibile solo in premi – senza contare franchigie, partecipazioni ai costi e cure escluse. Non siamo più davanti a una normale spesa sanitaria, ma a una sproporzionata e iniqua tassa sulla salute, che pesa soprattutto su chi ha meno risorse finanziarie.
Quel che è più grave è che l’incremento dei premi non riflette fedelmente i reali costi della salute. Anno dopo anno, i premi aumentano in modo apparentemente automatico, mentre le casse malati seguitano ad accumulare miliardi di franchi in riserve finanziarie. Le casse malati si comportano infatti come vere e proprie imprese private: si arricchiscono, investono, fanno utili milionari, e decidono in autonomia aumenti e strategie commerciali, mentre a pagare sono sempre gli assicurati. Tutto questo avviene con il via libera delle autorità federali, ma senza un vero controllo democratico, e non potrà che peggiorare con Efas. È ormai evidente che non esiste un rapporto trasparente, proporzionato né tantomeno giustificabile tra premi e prestazioni erogate. Questa dinamica mina infatti la fiducia nel sistema e svuota di senso il principio della solidarietà su cui dovrebbe basarsi l’assicurazione malattia obbligatoria.
A livello federale, purtroppo, le risposte non sono state all’altezza. Recentemente, è stato ricordato, è stata respinta una proposta dell’udc, per una moratoria dei premi, sostenendo che non affrontasse le cause strutturali. Nello stesso periodo, il Parlamento ha approvato l’aumento della franchigia minima: una misura che colpisce ancora di più le persone malate e le economie più fragili.
Ciò nonostante, è giusto che il Ticino torni a insistere attraverso le iniziative cantonali oggi in discussioni.
Dobbiamo ribadire infatti che una moratoria sui premi è indispensabile. Non solo perché blocca l’ennesimo aumento dei premi, ma perché rappresenta un atto di giustizia e di responsabilità politica. Serve a dare respiro alle famiglie. Serve a interrompere una dinamica divenuta insostenibile. Serve a guadagnare tempo per costruire una vera riforma del sistema. Le casse malati non possono continuare ad aumentare i premi anno dopo anno, mentre siedono su miliardi di riserve. È un meccanismo da fermare. Una moratoria in questo senso è quindi una misura urgente.
Allo stesso modo, è una necessità anche l’istituzione di una Task Force federale. Le “tavole rotonde” che si riuniscono due volte all’anno non sono sufficienti. Serve un gruppo di lavoro operativo, permanente, con un mandato chiaro: analizzare a fondo le cause reali dell’aumento dei costi, proporre misure incisive, e valutare tutte le soluzioni – comprese quelle finora ignorate, come una cassa malati unica, pubblica, con premi proporzionali al reddito.
Il Ticino, con la sua popolazione più anziana e una realtà socioeconomica particolarmente fragile, è oggi il campanello d’allarme della Svizzera. Abbiamo quindi il compito di ribadire con fermezza che questa situazione non è più sostenibile. Dobbiamo rimarcare il fallimento di un sistema che esclude sempre più persone dal diritto alla salute, e che spinge intere famiglie alla rinuncia alle cure. Dobbiamo ribadire che la salute non può essere un privilegio riservato a chi può permettersela.
La salute è un diritto. E un diritto, in una democrazia, non si quota a franchi al mese, si garantisce.
Il mio gruppo non sosterrà il rapporto di maggioranza.
Giulia Petralli