Presidente, consigliera di stato, colleghe e colleghi

In sede di preventivo 2024 avevo ribadito che se trattassimo le spese in ambito di educazione e cultura come trattiamo gli investimenti per l’infrastruttura stradale, se riuscissimo a riconoscervi l’investimento che rappresentano per la società come riusciamo a farlo per la manutenzione del manto stradale, forse ci riuscirebbe maggiormente chiaro e giustificato il loro costo.

Mi trovo qui ed ora a sollecitare gli stessi ragionamenti.

Nel rapporto di maggioranza non ci si è limitati a plebiscitare le misure di risparmio previste, ma si è voluto rincarare la dose proponendo tagli sulla pedagogia speciale. Un settore sotto attacco perché in crescita. Ma cosa significa una crescita nella scuola speciale? Un aumento non celato e non segreto dei bisogni. Sempre più bambine e bambini necessitano di un accompagnamento aggiuntivo per molteplici problematiche. E tali bisogni vengono assecondati non perché c’è un settore che forgia la propria domanda, ma a causa di un sistema scolastico che mantiene la propria promessa di garantire le stesse possibilità di apprendimento a qualsiasi allieva e allievo, indipendentemente dalla sua estrazione, indipendentemente dalle sue difficoltà di apprendimento. Perché un sistema scolastico di qualità, al quale assumo tutte e tutti ci appelliamo, è attento alle dinamiche societarie e si presta prontamente ad accoglierne le necessità, oltre a puntare ad un perpetuo miglioramento dei propri servizi.

Inutile dire che tagliando le spese nel settore non possiamo che attenderci un peggioramento di tale servizio. E scomparendo i fondi, ma non le necessità, tanti degli incarichi ora svolti dalla scuola speciale andranno a rimpinguare il già ampio mansionario delle e dei docenti. Ma non solo: parlando di scuola parliamo di uno dei settori che maggiormente plasma la società di domani. Non è una sorpresa che là dove si taglia sull’istruzione si rischiano l’aumento delle disuguaglianze e una riduzione trasversale del livello d’istruzione.

Il decreto votato il 15 maggio del 2022 contiene nel nome un principio: “pareggio del conto economico con misure di contenimento della spesa e senza aumento degli oneri sui Comuni”. Inutile dire come quest’ultimo principio non sia stato mantenuto. Ciò in maniera particolarmente evidente non viene mantenuto nell’ambito scolastico. Con il decurtamento dei docenti di educazione fisica e musicale si pone i Comuni di fronte alla scelta: lasciare i propri allievi senza questi pilastri educativi, farli svolgere dal corpo docenti già presente oppure aggiungere la voce di spesa ai propri preventivi 2025. Quanto già accaduto in alcuni casi con il rincaro è oggi la conseguenza di una politica che promette alla popolazione tagli efficienti, consegna loro un servizio pubblico monco e in difficoltà, oltre ad uno scarico di responsabilità finanziarie. Già molti Comuni si sono visti costretti ad un aumento del moltiplicatore comunale: inutile dirlo, ma i tagli non sono gratis, e il principio di non far ricadere i costi sulle entità comunali è palesemente non rispettato.

Si è detto anche che ogni decisione ha un costo: è vero! I tagli non sono gratis, e sta a noi decidere se vogliamo prioritizzare un costo economico a corto termine, o uno sociale.