La settimana scorsa è nata l’Associazione Economia e Ambiente (ASSEA).

La creatura ha il nobile scopo di “affrontare le problematiche ambientali in modo costruttivo e propositivo, tenendo conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti”. Come non essere d’accordo con simili alti propositi? Certo, la tempistica fa sorgere qualche sospetto. Ad esempio: questa benemerita associazione nasce proprio quando qualcuno – Claudio Zali, tanto per non fare nomi – “minaccia” di rimettere ordine e legalità nel far west dei posteggi e della mobilità. Vai a capire…

La filantropica operazione è stata promossa, fra gli altri, dalla Camera di commercio e dalla DISTI, l’associazione dei grandi distributori ticinesi presieduta da Enzo Lucibello, “patron” del Mediamarkt. Brilla invece per assenza l’Associazione industrie ticinesi (AITI, quella che ha fatto ricorso al Tribunale federale contro i salari minimi da circa 3000 franchi perché li ritiene troppo alti). È anche vero che per Economia e Ambiente sarebbe stato complicato proporsi come un’associazione aperta al “dialogo e all’implementazione di misure pragmatiche e sostenibili per risolvere le problematiche ambientali che affliggono il territorio del Cantone Ticino” con l’AITI tra i propri membri.

A inizio settembre, infatti, l’associazione degli industriali ha chiesto a tutti i suoi membri, in una lettera firmata dal direttore Stefano Modenini, di opporsi in tutti i modi al piano di Zali. L’assenza di AITI rende solo marginalmente più credibili le pretese della neonata associazione ma almeno ci sono risparmiate le fregnacce di Lotti e Modenini.

Audacemente l’ASSEA ha inviato un comunicato alle redazioni spiegando che il suo obiettivo è “cercare di combinare azioni e interventi a favore dell’ambiente in cui viviamo con una sana crescita economica, coniugando la sostenibilità con il mercato“. Come no! Le prove sono sotto gli occhi di tutti: basta guardare cosa è diventato il nostro territorio e il nostro mercato del lavoro! Però, secondo l’ASSEA, la colpa non è dei propri aderenti (a lungo impegnati nel saccheggio scriteriato del territorio) bensì di Claudio Zali, resosi colpevole di grave sgarbatezza. Scrive infatti l’ASSEA che “dopo essere stato alla finestra per anni, il Consiglio di Stato si è mosso improvvisamente negli ultimi mesi in modo dirigista, non coordinato e poco opportuno e soprattutto senza cercare il dialogo tra le parti.

Non so bene cosa intenda l’ASSEA per “improvvisamente“, ma credo che nell’accezione comune otto anni non siano “improvvisamente”. Non è che le preoccupazione ambientali siano spuntate come funghi dopo un acquazzone. Ad esempio noi Verdi rompiamo gli zebedei all’universo mondo da almeno due decenni, con il corollario di pernacchie, lazzi e frizzi che abbiamo dovuto sopportare per anni prima delle attuali improvvise, quelle sì, conversioni sulla via di Damasco. E non siamo i soli, naturalmente.

Ma per rimanere al governo, il Dipartimento del territorio ha lanciato il progetto per razionalizzare la mobilità aziendale e ha pubblicato una guida per sensibilizzare le aziende nel 2007 (ripeto a scanso di equivoci: 2007).

Quanto alla mancanza di dialogo, faccio notare che la Camera di Commercio e l’AITI avevano sostenuto la campagna di sensibilizzazione che aveva come scopo di stimolare le aziende e le pubbliche amministrazioni medio-grandi ad allestire, su “base volontaria”, dei piani di mobilità aziendale. Insomma si trattava di promuovere la mobilità lenta, il trasporto pubblico, il car pooling, le navette aziendali, ecc. per ridurre il traffico e l’inquinamento. A questo scopo sono stati introdotti anche incentivi cantonali concreti a favore delle aziende e dei collaboratori (ad esempio credito-quadro 2008-2011 di 1.0 mio CHF per l’abbonamento ai trasporti pubblici “arcobaleno aziendale”, riconfermato con 1.3 mio CHF per il quadriennio 2012-2015 – relatore il sottoscritto).

Nel giugno del 2012 – secondo quanto dichiarato dall’ex consigliere di Stato Marco Borradori – erano una quindicina le aziende che hanno implementato le misure del Piano di mobilità e ne stanno monitorando i risultati. Una quindicina dopo cinque anni dall’inizio del programma; non si può certo dire che le aziende si siano fiondate sull’occasione. E adesso, che siamo alla fine del 2014, le medesime aziende vengono a dirci che sarebbero state prontissime ad adottare  misure pragmatiche e sostenibili per risolvere le problematiche ambientali se solo il Consiglio di Stato le avesse consultate? Che hanno bisogno di più tempo? Tipo quanto? Un’era geologica?

E non è neppure la prima volta: nel 2008 la DISTI diceva di essere “cosciente che, nei singoli comparti, ci sono problemi (anche di traffico e ambientali) che possono essere risolti solo con la collaborazione di tutti e, per questo, conferma la disponibilità a ricercare le soluzioni più adeguate per una mobilità sostenibile dei collaboratori e dei consumatori anche attraverso un potenziamento dell’offerta di trasporti pubblici”.
Poi però la medesima DISTI fa ricorso perché Zali vuole ridurre il numero di posteggi a uno ogni 2 dipendenti?

Nota bene: quel cattivone di Zali chiede di ridurre i posteggi a uno ogni due dipendenti. Non gli ha chiesto di stipare sette collaboratori del Mediamarkt in una Smart. A me pare una misura “pragmatica e sostenibile”. Mi aspetto che l’ASSEA la sostenga con entusiasmo.

Comunque visto che Economia e Ambiente si preoccupa tanto dei cittadini ticinesi, le forniamo qualche cifra tanto per far capire quali siano stati gli effetti sulla popolazione della “sana crescita economica” e della loro ferma volontà di contenere il traffico:

  • Dal II trimestre 2002 al II trimestre 2014 i posti di lavoro sono aumentati di 26’300 (+16.56%), i frontalieri di 30’547 (+95.72%). Il numero di disoccupati ILO è passato da 5’500 a 11’700 (+112.72%) e il tasso di disoccupazione è salito da 3.4% a 6.6%. Per i giovani il tasso di disoccupazione ILO ha raggiunto addirittura il 16% ed è il doppio della media nazionale. 
  • Il Ticino è il cantone che ha dissipato la più alta percentuale di superficie di interesse paesaggistico-naturalistico negli ultimi 25 anni: ben il 16.1%. Dall’inizio degli anni ’80 sono oltre 36mila gli ettari di “paesaggio rurale” persi, pari a 52’000 campi di calcio di media grandezza (Tages-Anzeiger 19.02.2014).
  • Nel solo Sottoceneri sono stati censiti 25’000 posteggi abusivi. 
  • Quasi il 70% degli abitanti del Sottoceneri è sottoposto a concentrazioni di polveri sottili superiori a 30μg/ m3 (contro il 3% ca. per la Svizzera); solo per l’8% della popolazione del Sottoceneri viene rispettato il limite di 20μg/ m3 imposto dalla legge (contro il 59% ca. per la Svizzera). La popolazione del Sottoceneri è esposta a concentrazioni medie annuali di PM10 di ca. 30μg/m3 (contro i ca. 20μg/ m3 per la Svizzera).
  • E se prendiamo il Mendrisiotto – che i reponsabili dell’associazione dovrebbero conoscere bene – le cose peggiorano ancora. Media dei veicoli in transito a Maroggia 76’577 (64’462 sull’A2, 12’115 sulla strada cantonale, dati 2012) in una regione con 55’485 abitanti.
  • La grande Mendrisio conta 15’356 abitanti, 8’641 lavoratori frontalieri (II trimestre 2014, fonte STAF, STAT-TAB, UST), 1’066 posteggi privati non in regola o occupati da più veicoli rispetto a quanto autorizzato, e 560 posteggi abusivi. Il M
    endrisiotto detiene ormai da molti anni il triste primato d’inquinamento dell’aria, in particolare per le polveri sottili in inverno e per l’ozono in estate. Le soglie massime d’inquinamento fissate dalle diverse Ordinanze sono superate quasi tutto l’anno.
  • Dai valichi di Stabio, Novazzano e Chiasso strada transitano giornalmente 46’561 veicoli in media (esclusa la dogana autostradale di Chiasso e la dogana commerciale).
  • Dal 2002 i veicoli in transito da Stabio Gaggiolo sono aumentati del 22% (da 14’332 a 17’528 nel 2012) e quelli da Novazzano addirittura del 55% (da 7’547 a 11’733).

Oltre al danno la beffa: visto che le auto dei lavoratori frontalieri sono immatricolate in Italia non pagano l’imposta di circolazione e, se lavorano nel Mendrisiotto, neppure la vignetta autostradale visto che per la bretella Mendrisio-Stabio non è necessaria. Visto che i frontalieri a Mendrisio lasciano meno di un franco al giorno di imposte, su chi gravano le spese per le infrastrutture e le misure ambientali? Su quel 97% di imprese che versa meno del 3% del totale delle imposte percepite dal cantone? (il calcolo l’avevamo fatto qui).

Ecco, se l’ASSEA è seria, di proposte da fare ne ha. Ma prima le associazioni che rappresenta dovrebbero fare un bel po’ di autocritica. Dire “è colpa anche nostra”, sarebbe veramente il segnale di un buon inizio.

Sergio Savoia
granconsigliere e coordinatore dei Verdi