Parliamone! Non prima però di aver fatto un’importante premessa: la nuova Legge sulla caccia non riguarda solo il lupo, bensì tutti i mammiferi e gli uccelli selvatici protetti, minacciati e cacciabili in Svizzera. Sono toccati anche la pernice bianca, la lepre europea e la beccaccia, che continueranno ad essere cacciabili nonostante siano minacciate. Saranno toccati subito anche lo stambecco, presto anche il cigno e prima o poi anche castoro, lince, lontra, airone cinerino e smergo maggiore – animali protetti che potranno venir aggiunti dal Consiglio federale alla lista degli animali regolabili (=abbattibili).
È però solo del lupo che parlano i fautori della Legge, in un dibattito volutamente emotivo. Al canide si addossano le colpe di tutti i problemi delle regioni di montagna, nonché degli allevatori e agricoltori. Si arriva a dire che la bocciatura della nuova Legge sulla caccia significherebbe la morte certa per l’agricoltura di montagna. Argomenti grotteschi e al limite del ridicolo, che è importante contestualizzare e correggere.

Ogni anno in Svizzera 200’000 percore vanno al pascolo. Di queste ca. 4’500 non sopravvivono l’estate. Ma non è il lupo il problema principale degli ovicaprini: il 90% dei decessi è infatti dovuto a malattie (come la zoppina), incidenti (come fulmini e frane) o incuria (animali letteralmente dimenticati sulle montagne). Il restante 10% viene predato dal lupo. Sono troppe? Forse. Sicuramente però poche rispetto alle pecore che muoiono per altre cause e in ogni caso non tante da portare alla morte dell’allevamento di montagna, come sostengono i fautori della revisione.

Le cifre ridimensionano gli argomenti fuorvianti di chi sostiene la Legge, rimane però importante migliorare la convivenza tra agricotura e grandi predatori. In questo processo di apprendimento si è già fatto molto, ma si può fare di più e meglio. Le misure di protezione delle greggi vanno ad esempio rafforzate: oggi solo la metà delle greggi di ovicaprini è protetta, nonostante l’esperienza abbia dimostrato l’efficacia delle misure. Ben 9 predazioni su 10 avvengano proprio in greggi che non sono protette. Purtroppo la nuova Legge sulla caccia non porta miglioramenti in questo senso, fa anzi il contrario: la possibilità degli abbattimenti preventivi (quindi prima che il singolo animale abbia causato danni) agirà di fatto come disincentivo alle misure di protezione. Esattamente il contrario di quello che sarebbe necessario fare: abbiamo bisogno di più protezione delle greggi, non di più abbattimenti!

La convivenza tra uomo e grandi predatori oltre che un processo, è una sfida. Considerare anche i benefici del ritorno dei grandi predatori, anziché vederne sempre e solo le problematiche, aiuterebbe a affrontarla con uno spirito più positivo. Solo per citarne alcuni: il ritorno dei lupi costringe la selvaggina a cambiare comportamento, distriburisi meglio sul territorio e abbandonare gli spazi aperti. In questo modo si riducono i danni degli ungulati ai boschi di protezione – questi sì essenziali per le regioni di montagna! – e i danni all’agricoltura. Se le greggi sono protette, il lupo in branco preda soprattutto cervi e cinghiali, contribuendo alla regolazione di queste specie in espansione. Il lupo è un alleato, non un nemico delle regioni di montagna. Abbatterlo preventivamente non è una soluzione a lungo termine, imparare a conviverci sì. Bisogna adeguarsi ai tempi che cambiano, non rimpiangere un passato che non c’è più.

 

 Greta Gysin, Consigliera Nazionale Verdi del Ticino